La pasta si fa fast e lancia la sfida da SAPORE, che si è chiuso a fine febbraio a Rimini Fiera. “Questo nuovo modo di presentare la pasta e di aprirgli un nuovo canale di consumo, va un po’ in contrapposizione con la liturgia che da sempre accompagna la pasta“, ha introdotto Riccardo Felicetti – Presidente del Gruppo Pasta – AIDEPI Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiana, aprendo l’incontro “FAST PASTA – Un nuovo format di ristorazione per i giovani, votato alla qualità e che esalta l’eccellenza della dieta italiana”, organizzato da PASTARIA e Rimini Fiera.

Il modello che vorremmo imitare è quello della pizza: tutti sanno come dovrebbe essere la quella “verace”, ha continuato, “ma poi mangiano anche un prodotto (per strada, durante l’aperitivo, dal panettiere…) con caratteristiche differenti, ma che meglio si adattano a questo tipo di consumo”. Quindi: “La tradizione, se da una parte ci permette di avere una penetrazione di consumi del 99% nelle famiglie italiane, dall’altra rappresenta il limite che rende difficile lo sviluppo e l’evoluzione del prodotto“. Anche se, ad onor del vero, la pasta negli ultimi anni di passi avanti ne ha fatti: basti pensare alla mutazione dei valori nutrizionali che esprime, alla sicurezza alimentare che ha raggiunto e alla mutazione del prodotto (secco, surgelato, precotto…).

A spiegare la possibilità di successo dell’iniziativa è stato Andrea Pezzana – Direttore SoSD Dietatica e Nutrizione Clinica all’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e responsabile area salute di Slow Food.Nelle tematiche relative all’alimentazione i giovani italiani sono curiosi, attenti al prezzo e alla diversificazione di tipo di pasto. Ma anche alle qualità nutrizionali; che nella pasta sono decisamente superiori“. E ha proseguito: “Bisognerebbe consumare una porzione di pasta al giorno; se accompagnata a verdura o legumi diventa un pasto completo“. Ma ha messo poi in guardia sul concetto di fast. “Fast ma non troppo. Fast nella consumazione ma slow nel consumo“.

Matteo Figura – Food Service Manager di NPD Italia ha puntualizzato che il mercato del fuori casa coinvolge 12milioni di italiani e genera un giro d’affari di oltre 12miliardi di euro (numeri tendenzialmente stabili rispetto all’anno precedente; dato lusinghiero se si considera la crisi). Da notare poi che, mentre il Food service ha subito una lieve contrazione, il Quick Service cresce dell’8% ogni anno. Se la pasta riuscirà ad entrare nella testa dei giovani come Fast Food e soprattutto nel Quick Service potrà quindi accrescere il fatturato di vendita. Lo sbocco naturale è essere presente come piatto pronto per l’aperitivo e consegna a domicilio.

Se la pasta in generale ha grandi margini di crescita, addirittura esponenziali potrebbe avere quella fresca. Fabio Fontaneto – Presidente di Appafrè Associazione Produttori della Pasta Fresca, piccola e media impresa, ha sostenuto: “Il nostro settore non ha ancora raggiunto la maturità. Ci sono ancora ampi margini di crescita. Inoltre è un prodotto che si presta a grandi innovazioni: basti pensare agli infiniti ripieni che si possono creare. Si può prevedere un ulteriore incremento di vendite perché i tempi di cottura sono inferiori a quelli delle paste secche“.

Nicola Dambelli – Federazione Italiana Franchising, Confesercenti e franchisor nel settore della ristorazione, ha confermato il trend positivo del franchising che, pur non crescendo più con percentuali a due cifre, comunque ci si avvicina. “Fast Pasta sarà sicuramente un settore in cui potranno crescere molte insegne italiane; e che potranno aver successo anche all’estero. La crescita internazionale dei consumi di pasta italiana sembra essere innarrestabile“. Ha rincarato Felicetti: “Il 75% della pasta consumata in Europa è made in Italy, come pure il 25% di quella che si vende nel mondo“. E ha concluso: “oltre il 50% della produzione nazionale viene distribuita all’estero. La pasta insomma è portatrice sana della cultura e della qualità italiana“.

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