Le festività natalizie e di fine d’anno sono alle porte e, come sempre, si riaccende il desiderio di evadere e di approfittare di questi giorni di festa per fare del turismo.
Secondo molti, però, alla luce dei recenti, tragici avvenimenti, le tradizionali mete turistiche come Roma, Firenze, Venezia registreranno ripercussioni negative dovute a prenotazioni annullate e da soggiorni a cui molti, senza loro colpa, vorranno quest’anno rinunciare.
Naturalmente speriamo di sbagliarci e di essere, a consuntivo, clamorosamente smentiti.
C’è, però, in tutto questo anche il rovescio della medaglia. Dando per scontato che la voglia di muoversi nei periodi festivi non cambia, si riaffaccia il turismo verso l’Italia minore, che poi tanto minore non è, alla ricerca di luoghi che vale la pena di visitare non solo per le motivazioni d’ordine artistico, storico e culturale,ma anche – perchè no – per andare alla ricerca di sapori genuini e naturali.
Infatti, è noto, in Italia non c’è regione, non c’è paese che non possa vantare tradizioni enogastronomiche antiche e che non abbia il suo prodotto tipico.
Ecco, perchè, riteniamo che saranno in molti che si metteranno in viaggio per andare alla scoperta del buon cibo e di quei “monumenti commestibili” che sono i prodotti più sani e genuini della nostra agricoltura.
L’Italia minore è, infatti, in grado di offrire all’ospite un soggiorno tranquillo, rinforzando quel legame fra l’uomo e la natura che la vita moderna annulla imponendoci un’esistenza artificiale e programmata. Andare alla ricerca di luoghi antichi dai sapori genuini, veri.
Profumi, aromi, talvolta delicati, talvolta forti, sempre sinceri. Un’Italia minore tutta da vivere, da assaporare nelle sue mille qualità, da centellinare nei segreti e nelle scoperte, da conoscere a fondo nell’arcobaleno dei suoi colori, cominciando dalla natura che rappresenta la sua grande forza.
Paesaggio di “altri tempi”, descrizione di “altri tempi” potrà obiettare qualcuno.
Eppure l’Italia minore è veramente così. Chi ha vissuto gli “altri tempi” li ricorda con nostalgia accorata e li ricerca con la paura di non ritrovarli più. Chi questi “altri tempi” non ha vissuto sente, forse senza rendersene conto che nella tumultuosa vita odierna c’è forse qualcosa che non soddisfa appieno.
L’Italia minore parla il linguaggio semplice del cuore, ed anche l’incontro con le popolazioni locali appare, spesso, come il ritrovarsi fra amici, fra vecchi amici. Ed è questo senso di fraternità, istintiva e cordiale, quello che conta di più: per chi viene, per chi parte, per chi resta!
L’Italia minore dove più che altrove semplicità fa rima con autenticità.
Angelo Lo Rizzo