“Non c’è alcun rischio che la patata ‘Amflora’ finisca nel piatto dei consumatori, in quanto la multinazionale Basf può vendere i semi OGM solo agli agricoltori che hanno un contratto con un impianto industriale per uso tessile e per la produzione di carta”. Inoltre, ha detto ancora l’alto funzionario comunitario Paola Testori Coggi “non penso che la Basf intenda produrla in Italia”.
“Sugli OGM possono esserci i pareri anche i più divergenti, ma per il rispetto dei cittadini la comunicazione deve restare corretta. E’ infatti assolutamente superficiale parlare di piante o sementi che non producono altri semi vitali o di dipendenza dalle multinazionali, senza entrare nel merito del contesto operativo e delle decisioni adottate”. Interviene cosi Luciano Tabarroni, presidente di Assosementi, l’associazione delle aziende sementiere, a proposito delle prese di posizione seguite all’autorizzazione della Commissione UE per la coltivazione in Europa della patata modificata geneticamente Amflora, destinata alla trasformazione industriale in carta.
“Dimostra di non volere riconoscere la realtà produttiva agricola chi non tiene conto che oggi colture importanti anche per il nostro paese, come mais, girasole, barbabietola da zucchero, il pomodoro e moltissime altre orticole per il mercato professionale, sono competitive grazie all’impiego di varietà ibride, le quali ovviamente necessitano del riacquisto ogni anno del seme da impiegare”, continua Tabarroni.
“Se poi non si lascia spazio e non si favorisce l’attività di ricerca e sperimentazione, che richiede rilevanti mezzi economici e risorse umane, è giocoforza che ad affermarsi sul mercato siano aziende non italiane. D’altra parte, i risultati della ricerca non conoscono confini e si affermano laddove trovano le condizioni, non solo ambientali, favorevoli”.
“Le aziende sementiere, il cui compito è fare ricerca varietale e diffondere innovazione attraverso le sementi, non possono non essere favorevoli allo sviluppo della ricerca, anche grazie alle biotecnologie ed alla loro sperimentazione – aggiunge il presidente di Assosementi – e tutto questo deve avvenire nel rispetto di regole precise e ragionevoli. Analogamente deve esserci la possibilità per gli agricoltori che lo vogliono, anche qui nel rispetto delle regole sulla coesistenza, di coltivare varietà OGM”.
“Il nostro auspicio – conclude Tabarroni – è che il dibattito sulle biotecnologie in agricoltura abbandoni i toni che poco hanno a che fare con la realtà e le esigenze di un settore chiave dell’economia italiana come quello agricolo, che sta vivendo una profonda crisi di redditività, e riporti al centro dell’attenzione un serio approccio all’esigenza di innovazione che proviene dagli agricoltori”.