Addio a spighe, margherite, quadrifogli e fiori, arriva la classificazione unica per tutti gli agriturismi così come avviene per gli alberghi.

A trent’anni dalla nascita dell’idea che coniuga offerta turistica e agricoltura, il “sole” sarà il simbolo che da Nord a Sud valuterà gli agriturismi italiani.
A raccogliere sotto il nuovo metodo le ormai oltre 20 mila strutture della Penisola sarà, dal primo gennaio 2015, il portale del Ministero delle Politiche Agricole.
Il sito www.agriturismoitalia.gov.it “agriturismo italia – vivi la terra delle emozioni”, è stato presentato ad Arezzo in occasione della prima giornata della tredicesima edizione di AgrieTour.

Sugli agriturismi, dunque, splende il sole. A trent’anni dalla prima legge, del 1985, arriva la classificazione unificata a livello nazionale. Il marchio istituzionale unitario contribuisce a fare ordine nel settore. È percepito come una garanzia di una attività seria, che si è meritata questo contrassegno.

La definizione dei criteri omogenei di classificazione delle aziende agrituristiche è il risultato della collaborazione all’interno dell’Osservatorio nazionale dell’agriturismo e poi del Comitato Nazionale Consultivo dell’Agriturismo tra il ministero delle Politiche agricole, le Regioni e le associazioni agrituristiche.
«Il metodo è stato elaborato tenendo conto delle attuali tendenze della domanda del mercato agrituristico in ambito nazionale ed estero», commenta Carlo Hausmann, responsabile tecnico di AgrieTour. «La metodologia è costituita da una griglia di valutazione di parametri omogenei delle aziende agrituristiche, che tengono conto del livello di comfort della struttura ricettiva, della qualità del contesto ambientale, delle caratteristiche dell’azienda e dei servizi che è in grado di offrire, in termini di valorizzazione dei prodotti tipici locali, del paesaggio e dei territori. Vuole garantire una identità ed un valore ufficiale all’agriturismo nazionale e deve essere considerata come uno strumento in continua evoluzione, in quanto soggetta, dopo l’iniziale applicazione, agli eventuali adeguamenti che il settore richiederà».
Come per le altre strutture ricettive le categorie di classificazione sono cinque. Si va da 1 sole per l’azienda che offre soltanto le attrezzature e i servizi minimi previsti dalla legge in condizioni di necessaria igiene e funzionalità, fino ai 5 soli categoria dell’eccellenza paesaggistica e di servizio dell’azienda.

Cresce il settore, +2,1%. Nonostante crisi e recessione, l’agriturismo Italia continua a crescere. Nel 2013 il numero delle aziende ha raggiunto quota 20.897, 423 in più rispetto al 2012. Di queste 7.628 offrono contemporaneamente alloggio e ristorazione, mentre 10.184 sono quelle che uniscono all’alloggio le altre attività agrituristiche.
Le aziende agrituristiche aumentano soprattutto al Nord, +6,1% e meno al Centro, +1,1% mentre sono in calo al Sud, -2,1%. La Toscana con 4.108 strutture e l’Alto Adige con 3.098, si confermano le regioni nelle quali l’agriturismo è maggiormente e storicamente radicato.

Sempre dai dati Istat emerge che il 42,1% degli agriturismi con alloggio, il 46,9% di queli con ristorazione e il 43,8% di quelli con degustazione è localizzato al Nord mentre il 41,9% delle aziende con altre attività è situato al Centro. Il quadro dipinto dall’istituto di statistica ha lievi tinte rosa, ma il dato è in crescita, dal momento che soltanto poco più di una azienda agrituristica su tre è a conduzione femminile.

Le donne guidano 7.436 strutture, +2,4% rispetto al 2012, con una crescita più consistente al Nord, +6,3%, più contenuta al Centro, +1,7% e addirittura in calo al Sud, -3,1%. La concentrazione maggiore di agriturismi in rosa si ha in Toscana, 1.675 aziende pari al 40,8% del dato regionale e il 22,54% del totale nazione degli agriturismi gestiti da donne. Seguono Umbria con il 46% e la Lombardia con il 36,8%, mentre il valore più basso si conferma quello dell’Alto Adige, soltanto il 12,9% del totale.

L’agriturismo si conferma una realtà tipicamente italiana diversa dal turismo rurale degli altri Paesi europei. Negli ultimi dieci anni il comparto è cresciuto del 60,5%, da 13.019 a 20.897; quelle che offrono alloggio del 58,8%, da 10.767 a 17.102; mentre gli agriristori da 6.193 a 10.514, +69,8%. Crescono i posti letto, +94mila, quelli a sedere, +158mila, e crescno anche quelle che fanno altre attività, dalla degustazione alla fattoria didattica allo sport.

Valutazione unitaria, importante per gli stranieri. La classificazione unitaria era chiesta soprattutto dai turisti stranieri che vogliono avere idee chiare e valutazioni confrontabili quando si tratta di scegliere. Lo rileva l’ultimo report Ismea che sarà presentato a AgrieTour.

L’esistenza di un marchio a livello nazionale contribuisce a fare ordine nel settore. È percepito come una garanzia di una attività seria, che si è meritata questo contrassegno. Il marchio mostrato agli interlocutori ha in genere evocato la natura, il verde, il sole, l’Italia, il bel tempo, la tranquillità, l’allegria. È un marchio fresco, sereno e solare. E nella maggior parte dei casi, si è optato per il mantenimento del termine agriturismo in italiano, per comunicare già con il nome una sensazione legata all’Italia.

Un po’ di storia. L’agriturismo italiano è considerato a livello internazionale un modello di sviluppo di grande efficienza. Sono sempre di più le delegazioni internazionali, e molte lo faranno durante l’Expo, che vengono in Italia per capire il funzionamento di questa formula semplice, originale, e tutta italiana, che incardina il turismo nell’agricoltura.

L’agriturismo, nato in Toscana nei primi anni 70 grazie a un nucleo di pionieri che hanno avuto il merito di progettare una nuova forma di ospitalità basandola sui contenuti della tradizione italiana, si è sviluppato grazie a tre leggi dello stato italiano (la 730 dell’85, il D.Lgs 228/01 – la legge di orientamento, e la nuova legge quadro 96/06) che sono ben più di un quadro normativo per un settore.

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