1. In principio fu la ricompensa
L’etimologia deriva dal latino (è il gerundio del verbo “merere”, “meritare”) e originariamente era un momento che bisognava meritarsi, una ricompensa dopo il lavoro nei campi, a metà mattina e pomeriggio, per reintegrare il dispendio energetico. In effetti spesso ancora oggi i genitori usano dire ai bambini che se non fanno i bravi saltano la merenda, proprio per punizione.
2. La merenda più antica? Il pretzel dei monaci europei
La merenda più antica di cui c’è traccia è il “bretzel” (o “pretzel”). I famosi biscotti salati erano preparati dai monaci europei proprio come premio da dare ai bambini che studiavano e imparavano a memoria la Bibbia (“pretiola”, “ricompensa”, poi diventato “pretzel”).
3. I tre must: pratica, genuina, gustosa
Il parere degli esperti è unanime: la merenda è un pasto estremamente importante. Lo spuntino di metà mattina e metà pomeriggio evita di attingere alle energie di riserva, riducendo i cali glicemici e migliorando il metabolismo. Dovrebbe coprire circa il 5-10% dell’energia totale della giornata e dovrebbe avere 3 caratteristiche: pratica (meglio se monoporzione), fatta con ingredienti genuini e leggeri, gustosa, per permettere all’organismo di riprendere le forze senza appesantirlo.
4. Secondo la scienza, riduce il rischio di sovrappeso
Diverse ricerche hanno provato che con 5 pasti si ha un miglioramento generale dei parametri metabolici (lipidici e glicemici) e un minor rischio di malattie cardiovascolari, metaboliche e cronico-degenerative. Inoltre, uno studio condotto dalla Yale School of Public Health e pubblicato sulla rivista scientifica Pediatric Obesity mostra come gli studenti che fanno lo spuntino abbiano meno probabilità di essere in sovrappeso.