Fino ad un decennio fa era solo utopia parlare di Km 0, ma ormai aumenta la tendenza nostro a cercare prodotti coltivati localmente, di stagione e anche biologici.

La convinzione è che siano più sani di quelli coltivati lontano e con sistemi poco conosciuti o poco chiari.

Scegliere il Km zero significa anche risparmiare sul prezzo, in quanto si abbattono molti costi: dal trasporto alle confezioni, ridotti i trasporti ed esclusi gli intermediari. L’obiettivo dei consumatori più attenti è quella di contribuire a ridurre l’impatto ambientale e nel contempo di riscoprire le eccellenze del territorio in cui si vive, per valorizzarlo ed apprezzarlo sempre più.

I prodotti a Km zero vengono anche spesso chiamati “a filiera corta”, espressione che intende che questi non sono passati per grossisti o mercati generali, anzi vengono venduti direttamente dal produttore al consumatore.

E’ quello che spesso accade in molti “mercati del contadino” o nei “farmer’s market”, una realtà in crescita in molte città italiane. In alternativa si può scegliere di aderire anche ai Gruppi di Acquisto Solidale, conosciuti sotto l’acronimo di GAS, che effettuano ordini alimentari per piccoli o grandi gruppi di persone rivolgendosi direttamente ai coltivatori diretti.

E’ possibile trovare gruppi che operano nella propria zona visitando il sito nazionale ReteGAS. Mente, invece, il sito dall’AIAB, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, aiuta a trovare le tante attività agricole bio, le fattorie didattiche che spesso si trovano nelle periferie delle città, verso le campagne oppure facilita l’acquisto online.

Mangiare a Km zero è sempre più una tendenza che cresce di pari passo ad una coscienza ambientalista. Emerge l’etica ed il buon senso di trovare la qualità degli alimenti comprandoli a pochi chilometri da casa.

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here