Il consumo di bevande alcoliche diminuisce. Ma aumenta quello occasionale. Ad accusare il calo sono il vino e la birra, al contrario dei cocktail e degli aperitivi che registrano invece un aumento. Secondo quanto riporta l’Istat nel report 2012 “sull’uso e abuso di alcol in Italia”, nel 2012 la quota di persone di 14 anni e più che bevono alcolici è pari al 66,6%.

Tale quota rimane stabile rispetto ai due anni precedenti, ma è in diminuzione se confrontata con quanto registrato 10 anni prima (70,2%). In netto calo appare il consumo di alcol giornaliero: tra il 2002 e il 2012, la quota di chi consuma bevande alcoliche tutti i giorni scende dal 34,5% al 24,4%. Si registra, invece, un aumento nella quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 35,8% del 2002 al 42,2% nel 2012) e di quanti dichiarano di bere alcolici fuori dai pasti (tale dato raggiunge nel 2012 il 26,9%, registrando un incremento rispetto al 23,1% registrato nel 2002).

Prosegue, quindi, il cambiamento nel modello di consumo tradizionale, basato sulla consuetudine di bere giornalmente vino durante i pasti. Il cambiamento è ancora più evidente tra le donne: il numero delle consumatrici giornaliere passa da 5 milioni 200 mila circa a 3 milioni 490 mila, con una variazione del -32,6% (contro il -21,1% dei maschi). Tra il 2002 e il 2012 il numero di donne che consuma bevande alcoliche al di fuori dei pasti passa da circa 3 milioni 100 mila a 4 milioni 360 mila mentre il numero di uomini passa da 8 milioni 290 mila a circa 9 milioni 700 mila (con una variazione del +41,3% per le donne contro il +17,4% di quella registrata tra gli uomini).

Quote crescenti di popolazione, inoltre, si caratterizzano per un consumo occasionale e non quotidiano di bevande alcoliche. Confrontando il 2002 e il 2012, l’incremento è più evidente tra la popolazione adulta di 45-64 anni e tra gli anziani di 65 anni e più. l cambiamenti nel modello di consumo che si osservano a distanza di 10 anni sono diffusi in tutte le fasce d’età (soprattutto tra le donne), ma in maniera differenziata. Tra i giovani fino a 24 anni e tra gli adulti 25-44enni diminuiscono principalmente i consumatori giornalieri; tra gli adulti di 45-64 anni e gli anziani over 65 aumenta principalmente il numero dei consumatori occasionali e, specialmente tra le donne, il numero di consumatori di alcol fuori pasto.

I cambiamenti nel consumo di alcol non riguardano soltanto la frequenza e le circostanze nelle quali si beve, ma anche il tipo di bevande consumate. Diminuisce il numero di persone che consuma solo vino e birra e aumenta la quota di chi beve anche altri alcolici come aperitivi, amari e superalcolici. I cambiamenti nel tipo di bevanda consumata hanno interessato in misura maggiore le donne rispetto agli uomini e prevalentemente i giovani e gli adulti fino a 44 anni. Va rilevato l’aumento dei consumatori di altri alcolici nelle fasce di età più giovani (tra i 18 e i 24 anni), ma soprattutto tra gli adulti e gli anziani di 45 anni e più. Il consumo di queste tipologie di alcolici, inoltre, ha spesso un carattere più occasionale e avviene fuori dai pasti.

Consumano alcol otto uomini su dieci contro cinque donne ogni dieci. Nel 2012  il 64,6% della popolazione di 11 anni e più (pari a 34 milioni e 990 mila persone) ha dichiarato di aver consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno. Il 23,6% (12 milioni e 800 mila persone) beve almeno un tipo di bevanda alcolica al giorno. Molto elevate sono le differenze di genere: il 78,3% degli uomini di 11 anni e più consuma alcol, in particolare vino, birra e altri alcolici come aperitivi, amari e superalcolici, mentre le donne consumatrici sono il 51,8%. Per gli uomini come per le donne il vino è la bevanda alcolica più diffusa, seguita da birra e altri alcolici. Il consumo di alcol riguarda soprattutto gli adulti. In particolare, nella popolazione tra i 25 e i 74 anni quasi tre persone su quattro dichiarano di aver consumato alcol nell’anno considerato: tra gli uomini la quota è superiore all’80%, mentre per le donne non supera il 61%. Rilevante appare anche la quota dei ragazzi di 11-15 anni che ha assunto alcolici negli ultimi 12 mesi: l’11,2% dei maschi e il 9,7% delle femmine.

Già a partire dai 18-19 anni i valori di consumo si avvicinano a quelli della media della popolazione: nel caso delle ragazze sono più elevati (56,8%) del valore medio (51,8%) relativo alla popolazione femminile. I consumatori giornalieri di alcol scelgono prevalentemente il vino: lo bevono il 32,1% degli uomini e l’11,7% delle donne. Per la birra le percentuali scendono, rispettivamente, al 7,1% e all’1,2%. Residuale è il consumo quotidiano degli altri tipi di alcolici (1,1% dei maschi e 0,1% delle femmine). Il consumo giornaliero cresce fortemente all’aumentare dell’età: tra i minorenni è dell’1,1% per i maschi e dello 0,4% tra le femmine, cresce poi progressivamente e raggiunge il massimo tra i 60-74 anni, con percentuali intorno al 56% per gli uomini e al 21,5% per le donne. Rispetto al 2011 si osserva una riduzione significativa nella quota di consumatori giornalieri, specialmente nelle fasce di età centrali (tra i 25-64enni si registra un -3%).

Secondo quanto emerge dal Report dell’Istat, al Nord e al Centro si consuma più alcol. Il consumo di alcol nell’anno è più forte nel Centro-nord, soprattutto nel Nord-est, in particolare tra i maschi. In modo analogo si distribuiscono i consumatori giornalieri, con una quota nel Nord del 25,3%. Rispetto al 2011 si osserva una diminuzione di circa due punti percentuali nel consumo di alcol nell’anno nel Nord-Ovest e di circa 3 punti percentuali nella quota di consumatori giornalieri sia al Nord che al Centro del Paese. Considerando l’ampiezza demografica dei comuni, la quota di consumatori nell’anno è più elevata nei comuni centro dell’area metropolitana. Nei comuni fino a duemila abitanti è, invece, più alto il numero dei consumatori giornalieri. Tuttavia, rispetto al 2011, in questi comuni si osserva una riduzione significativa nella quota di questa tipologia di consumatori: si passa, infatti, dal 30,5% nel 2011 al 25,5% del 2012.

Dal rapporto Istat emerge che il consumo di alcol cresce all’aumentare del titolo di studio. Tra le persone di 25 anni e più, la quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito. Ciò avviene soprattutto per le donne: se tra quelle con massimo la licenza elementare consuma alcol il 42,0%, per le laureate la quota raggiunge il 68,0%. Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all’aumentare del titolo di studio e anche a parità di età. Andamento inverso ha, invece, quello del consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, sia per gli uomini sia per le donne.

Un uomo su due e quasi una donna su tre bevono alcolici anche fuori dai pasti: Il consumo di bevande alcoliche al di fuori dai pasti riguarda 14 milioni e 100 mila persone di 11 anni e più, in lieve diminuzione rispetto al 2011 (-1,2 punti percentuali) soprattutto fra gli uomini mentre rimane stabile tra le donne. Le differenze di genere sono rilevanti fra gli adulti – consuma alcol anche fuori dal pasto quasi un uomo su due (47,9%) e quasi una donna su tre (30,4%) – mentre risultano meno evidenti tra gli adolescenti e i giovani under 24, crescono rapidamente con l’età e arrivano al massimo tra i 45-64enni (43,8% per gli uomini contro 23,5% per le donne). A livello territoriale, la quota maggiore di consumatori di alcolici fuori pasto riguarda gli uomini residenti nel Nord-est con il 57,2%. Le regioni con i valori più elevati, superiori al 65%, sono Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia. Per le donne, la maggiore diffusione si ha sempre nel Nord-est (48,6%), con un picco del 66,0% in Trentino-Alto Adige.

Il consumo fuori pasto è generalmente più diffuso nei piccoli comuni fino a 10 mila abitanti, dove interessa circa il 44,0% della popolazione. Tuttavia, tra le donne è ugualmente diffuso oltre che tra i piccoli comuni anche nei comuni centro dell’area metropolitana, dove raggiunge quasi il 33%. Rispetto al 2011, il consumo di alcol fuori pasto diminuisce in modo significativo nelle regioni del Centro e del Nord, mentre aumenta al Sud del Paese (+2,6 punti percentuali). Anche la quota di chi consuma alcolici fuori dal pasto cresce con il titolo di studio, sia per gli uomini sia per le donne. Tuttavia, per queste ultime il divario è maggiore: il rapporto tra le meno istruite (12,4%) e le laureate (42, 9%) è più di una su tre.

Secondo l’Istat sono i giovani a bere di più fuori pasto almeno una volta la settimana: Un consumo più frequente di alcol fuori pasto (almeno una volta a settimana) riguarda 3 milioni 314 mila persone di 11 anni e più. Tale quota, sebbene più bassa rispetto a quella del totale dei consumatori fuori pasto, non è affatto trascurabile perché indica un comportamento nel consumo di alcol, adottato in modo abituale, che segue un modello distante da quello tradizionale (basato sul consumo di alcol a pasto) e potenzialmente a rischio. Questa consuetudine è diffusa in modo particolare tra i giovani di 18-34 anni di entrambi i sessi. Il fenomeno è comunque differenziato per genere, non solo per il livello, che tra i maschi è circa il doppio che tra le femmine, ma anche per l’andamento. Infatti, mentre per i ragazzi la quota di consumo almeno settimanale di alcol fuori pasto sale fino alla fascia di età 20-24 anni, per poi cominciare a scendere nelle fasce di età immediatamente successive, per le ragazze rimane pressoché costante in tutta la fascia dì età considerata. Il numero di bicchieri di bevande alcoliche mediamente consumate a settimana fuori dai pasti è pari a 4,5 (4,8 per i maschi e 3,4 per le femmine). Tra i maschi valori più elevati si osservano tra le persone di 65 anni e più, per i quali il numero medio di bicchieri a settimana è di circa 6. Per le donne si osserva un andamento più altalenante nelle diverse fasce di età. Se si rapporta il numero medio di bicchieri fuori pasto a settimana a quello complessivo settimanale, si osserva che l’incidenza del fuori pasto è superiore al 65% tra gli adolescenti e i giovani in età compresa tra 11 e 34 anni, mentre tende a diminuire nelle fasce di età successiva. L’incidenza è più elevata tra le giovani donne: nella fascia di età 11-29 anni supera il 90%.

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