Le vendite sono ferme, le famiglie “tagliano” e le borse della spesa languono. Lo dimostrano i dati Istat sul commercio al dettaglio a febbraio, che evidenziano un andamento piatto, statico.

I consumi alimentari nel mese sono cresciuti dello 0,3 per cento rispetto a febbraio 2010 e dello 0,2 per cento sul mese precedente: un “rialzo” talmente lieve che dimostra soltanto, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’Italia non è uscita dalla fase di stagnazione dei consumi.

Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istituto nazionale di statistica.

Le famiglie continuano a tirare la cinghia e in cucina cercano la promozione e il prezzo più basso, risparmiando anche sulla qualità. Tanto che l’unica tipologia di esercizio commerciale che continua ad andare bene è l’hard discount: a febbraio infatti, come già nei mesi precedenti, vanno giù le botteghe di quartiere ma anche gli ipermercati (meno 2,2 per cento tendenziale), mentre i discount alimentari restano i soli a crescere, con un incremento annuo dell’1,5 per cento.

Ma la “cura dimagrante” del carrello della spesa è evidente già dai dati complessivi delle vendite alimentari nel 2010.

I tagli hanno riguardato quasi tutti i generi alimentari, anche quelli per niente superflui: tra gennaio e dicembre è calata, infatti, la domanda di pane (meno 2,1 per cento sul 2009), pasta (meno 1,8 per cento), carne rossa (meno 4,6 per cento), pesce (meno 2,9 per cento), frutta e agrumi (meno 1,8 per cento), vino da tavola (meno 2,1 per cento).

E lo stallo dei consumi sembra destinato a rimanere tale anche nel 2011. Secondo le stime CIA, quest’anno gli acquisti domestici alimentari resteranno ancora in lieve flessione, tra il meno 0,2 e il meno 0,3 per cento mentre continuerà a crescere la quota di italiani che, proprio a causa delle difficoltà economiche, comprerà prodotti di qualità inferiore e ricorrerà quasi esclusivamente alle promozioni commerciali: era pari al 30 per cento nel 2010, salirà fino al 40 per cento nel 2011.

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