BIRRIFICIO SORRENTOIl Birrificio Sorrento nasce nel 2009 ma in realtà è frutto di un sogno e di una passione, coltivati da tanto tempo, a cominciare dai racconti di Gennaro Gargiulo sul primo Microbirrificio d’Italia nato, nei primi anni ’80, proprio a Sorrento.
Il sogno e la passione sono di Giuseppe Schisano e Francesco Galano (*in foto). Come la maggior parte dei birrai artigianali italiani hanno cominciato come homebrewers, termine anglosassone per descrivere l’hobby di farsi la birra in casa.
Il primo a partire è Giuseppe che fin da subito comincia a studiare ogni singolo elemento, o per meglio dire, ogni singolo ingrediente della Birra: dall’acqua alle spezie. Il desiderio era quello di acquisire la padronanza delle materie prime, far proprie quelle conoscenze che gli permettessero di scegliere, con consapevolezza, un malto piuttosto che un altro, ma soprattutto che gli permettessero di capire, quando il risultato non era quello sperato, cosa non era andato per il verso giusto e su cosa apportare modifiche.
Nel frattempo cominciarono a girovagare per l’Italia partecipando a manifestazioni, incontri internazionali con birrai stranieri, degustazioni, visitando impianti di produzione, corsi di imprenditoria birraria e concorsi.
Nel loro peregrinare strinsero parecchie conoscenze e più di qualche amicizia con Birrai italiani e stranieri. All’esperto di turno sottoponevamo le loro creazioni fugando dubbi e scambiando impressioni. Erano sempre spinti dalla volontà di acquisire la consapevolezza di ciò che si stava facendo.
E’ stata una crescita continua e costante (“Un Birrificio…a piccoli passi ma ben calibrati” come lo ha definito Kuaska) anche di soddisfazioni. Nel 2006 l’incontro con Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, massimo esponente della Birra Artigianale Italiana, ormai aveva fatto esplodere quella passione che ancora oggi li spinge a sopportare fatiche, sacrifici e sveglie prima dell’alba.

L’amicizia con Mario Cipriano, già proprietario e mastrobirraio del Birrificio Karma, e i suoi incoraggiamenti ci spinsero ad elaborare un progetto che prevedeva l’installazione di un impianto in Penisola Sorrentina il “Birrificio Sorrento”.
Ben presto per le difficoltà burocratiche capirono che i tempi di realizzazione erano piuttosto lunghi. Scissero il progetto in due fasi: la prima, ormai realizzata, prevedeva di riportare la Birra Artigianale a Sorrento, contemporaneamente continuarono a lavorare per riportare anche gli impianti di produzione. Proposero ad altri Birrai l’idea di prendere in fitto gli impianti per produrre la loro Birra.
Questo modo di produrre birra è stato preso in prestito dal Belgio, paese dalla millenaria cultura Birraria, e che grazie a Kuaska hanno imparato a conoscere.

Le Birre del Birrificio Sorrento nascono da ricette proprie. Giuseppe e Francesco le sperimentano, le perfezionano e le producono personalmente. Si svegliano alle 4.30 del mattino, per lo più il sabato e i giorni festivi, percorrono molti km dopo una giornata intera di lavoro non proprio leggero ma sacrifici e fatiche vengono ripagati da un prodotto dalle qualità olfattive e degustative che non può, essere, neanche lontanamente avvicinato da birre non artigianali.
Attualmente le tipologie prodotte destinate alla commercializzazione sono due: la SYRENTUM Birra Artigianale Chiara con bucce di limone di Sorrento IGP e la MINERVA Birra Artigianale Ambrata con bucce di arance di Sorrento…ma in cantina c’è altro da scoprire!

CURIOSITA’
> Il Mito Sirentum: L’origine della birra a Sorrento?
Sirentum, fanciulla di rara bellezza e dolcezza, venne alla luce a Sorrento nel XVI secolo per un voto fatto dai genitori al “Tempio delle Sirene” che sovrastava la Baia di Ieranto. La sua vita, secondo la leggenda, fu segnata dall’incontro a Marina Grande con la sirena Partenope che le svelò l’amore di un principe appartenente ad un’importante casata dell’epoca (probabilmente la famiglia Durazzo) ed un futuro, contrariamente alle sue origini contadine, da regina. Così fu. In breve i due giovani si sposarono e condussero una vita di viaggi dimostrando, ad ogni ritorno, grande generosità verso i propri concittadini così come si confaceva a due futuri regnanti. Il 13 giugno 1558 furono aperte, per il tradimento di uno schiavo, le porte della città che fu saccheggiata dai Saraceni popolazioni originarie del Nord-Africa e dell’Asia Minore. Sorrento fu messa a “ferro e fuoco” e molteplici furono i prigionieri tra cui la bella Sirentum. Il suo ritorno fu possibile solo dopo alcuni anni grazie ai sorrentini che donarono ciò che possedevano pur di riaverla. Fu proprio durante la sua prigionia che Sirentum apprese le primordiali tecniche per la produzione di una bevanda, ottenuta dalla fermentazione di cereali, così come facevano già gli Egizi migliaia di anni prima.

Al suo ritorno Sirentum offrì la bevanda in dono alle Sirene portandola al Tempio. La coltivazione delle terra a Sorrento ha una storia millenaria; è un dato di fatto che già i romani coltivarono la fertile pianura ad est di Sorrento, denominata appunto“planities”, piantando farro, fagioli, frumento, fave, ceci, erba medica e svariate qualità di ortaggi.

Proprio la presenza di queste coltivazioni permise la produzione di una birra “primitiva” e la sua offerta rituale alle Sirene. Con l’avvento dei Borboni, alla fine del ‘700, e le riforme ecomonico-sociali di Carlo III le colture di cereali furono sostituite con quelle di agrumi, che conobbero la massima espansione tra l’800 e il ‘900, ciò rese impossibile la produzione della birra che si perse nel tempo.

Oggi il Birrificio Sorrento vuole riproporre quella bevanda offerta alle Sirene proponendovi una birra artigianale di qualità che prevede in alcune versioni l’utilizzo di agrumi di Sorrento.

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