È un giorno della prima decade di giugno e mi trovo a Siena per motivi tutt’altro che turistici, ma è una bella giornata di sole e ho qualche ora di tempo.
La tentazione è irresistibile, so che l’abbazia cistercense di San Galgano è a una trentina di chilometri più a sud e dopo aver visto tante immagini in rete decido di visitarla.
Strada facendo mi rammarico per non aver con me la mia reflex, ho solo la go-pro, che occupa poco spazio nel bagaglio, e il cellulare; me li farò bastare per qualche scatto.
Le dolci ondulazioni delle basse colline senesi mi portano rapidamente alla meta.


Il capiente parcheggio per i visitatori è quasi vuoto, d’altronde è un mercoledì, il turismo è ripreso da poco ed egoisticamente ne son contento: certi luoghi necessitano di calma e di silenzio, nulla di peggio che visitare un luogo come San Galgano tra un chiassoso brulicare di turisti variegati.


I possenti resti dell’Abbazia si vedono già da lontano, un vero gigante che emerge tra i campi coltivati, in un’area poco abitata del comune di Chiusdino, un grazioso borgo collinare con un pittoresco centro medievale.
Un gradevole viale alberato conduce all’imponente facciata dell’abbazia ma per i visitatori l’accesso è dal lato destro, dietro il pagamento di un biglietto dal modesto costo di quattro euro.


Il sapore, emozionante e suggestivo, è quello dei grandi complessi monastici della Scozia, del Galles o della Bretagna, perché qui, sapientemente, nel 1924 venne decisa l’attuazione di un restauro conservativo, senza aggiunta alcuna, semplicemente stabilizzando quanto aveva resistito allo scorrere di otto secoli di storia tormentata.
Ma a questo punto occorre tornare indietro nel tempo, alla nascita di Galgano Guidotti, nato a Chiusdino da nobile famiglia nella metà del XII secolo.
In virtù della nobile origine Galgano divenne cavaliere e condusse, secondo le cronache, una vita estremamente dissoluta. La leggenda vuole che dopo varie apparizioni mistiche si convertì totalmente alla fede, conducendo alla fine una vita eremitica sul colle di Montesiepi, dopo aver rinunciato alla sua spada che miracolosamente ebbe a conficcarsi nella roccia senza che alcuno potesse più estrarla.
Qui morì nel 1181 e sul luogo del miracolo venne edificato un luogo di culto oggi conosciuto come la Rotonda di Montesiepi.


La costruzione della Rotonda avvenne tra il 1182 e il 1185, nel luogo esatto dove si trovava – e si trova ancora oggi – infissa la spada nella roccia.
La cosa che colpisce di questo luogo di culto è la sua forma cilindrica, con la parte superiore bicroma a fasce rosse e bianche, ottenute dalla sovrapposizione di mattoni e travertino, elemento tipico del romanico pisano-lucchese, con la copertura che richiama quella delle tombe etrusche.
Dalla parte a sinistra si accede alla cappella affrescata nella prima metà del Trecento da Ambrogio Lorenzetti.


I lavori dell’abbazia nella sottostante Piana del Merse iniziarono invece nel 1218 e procedettero rapidamente grazie alla cospicua disponibilità economica dei monaci cistercensi, tanto che già nella seconda metà del Duecento divenne la più importante fondazione cistercense di tutta la Toscana.


L’abbazia visse tempi di grande prosperità fino all’inizio del Trecento, ma la carestia del 1328, la peste del 1348 e numerosi saccheggi da parte delle compagnie di ventura che imperversavano sul territorio ne sancirono una progressiva crisi che ebbe il suo culmine nel Cinquecento, tanto che nel 1576 vi abitava solamente più un monaco in piena solitudine.
Nonostante un blando tentativo di restauro il degrado continuò senza sosta.

Nel 1781 vi fu il crollo definitivo delle volte e nel 1786, a causa di un fulmine, crollò anche il campanile. Nel 1789 la chiesa venne definitivamente abbandonata e sconsacrata.
Verso la fine dell’Ottocento l’interesse per l’abbazia riprese grazie alla produzione fotografica del celebre Studio Fratelli Alinari di Firenze e, finalmente, nel 1924 venne effettuato il restauro per opera di Gino Chierici.


Oggi l’abbazia di San Galgano emana una spettrale ma allo stesso tempo armoniosa imponenza. Risulta davvero difficile staccare lo sguardo dai grandiosi elementi architettonici e ancor più difficile risulta abbandonare questo luogo di rara bellezza.
Ma, dovendolo fare, si può completare l’escursione con una visita al centro medievale di Chiusdino, dove tutta la storia di San Galgano ebbe inizio.

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