Mentre l’auto sfreccia sulla lingua d’asfalto tra distese di lava pietrificata, la radio locale esalta il luogo dove ci troviamo, Lanzarote, nelle isole Canarie, al largo delle coste nord-occidentali dell’Africa, al ritornello di “Canarias, el mejor clima del mundo!

Si dice che queste isole siano baciate da una eterna primavera ed è vero che per tutto l’anno le temperature oscillano tra 25 e 30 gradi, con il picco di caldo tra luglio e agosto, ma è anche vero che, dovunque io vada, in quest’isola di oltre ottocento chilometri quadrati un vento impetuoso scuote incessantemente le palme e gli arbusti.

È quasi ogni giorno così, siamo su un arcipelago fortemente ventoso, per certi versi un piccolo flagello, per altri un fenomeno che mitiga le temperature che uno si aspetterebbe di trovare al largo della costa africana.

Dell’Africa del Nord era anche la popolazione originaria, quella dei Majos, arrivata sulle isole circa tre millenni fa. Fu il navigatore genovese Lancelotto Maloncello a riscoprire Lanzarote nel 1312 e, una volta sparsasi la voce in Europa, la Corona di Spagna organizzò varie spedizioni alla ricerca di eventuali ricchezze e di schiavi. La popolazione indigena venne così fortemente decimata e nel giro di poco più di un secolo scomparve del tutto.

La grotta verde

Il vento e la natura arida e selvaggia di questa terra vulcanica, dove gli alberi sono davvero rari, sono alla base di uno dei grandi problemi con cui qui gli uomini hanno dovuto combattere per secoli, la siccità. Oggi per fortuna si tratta di un ricordo quasi storico grazie alla realizzazione di grandi desalatori che sfruttano direttamente l’acqua del mare.
I vulcani, la lava e i lapilli sono paesaggio ed essenza di queste isole emerse dal mare decine di milioni di anni fa, con terremoti ed eruzioni susseguitisi in maniera quasi incessante.

Ancora l’anno scorso sull’isola di La Palma il vulcano Cumbre Vieja ha dato molto spettacolo e preoccupazione, cessando l’attività solo a dicembre scorso.

A Lanzarote, invece, una terrificante eruzione sconvolse l’isola nel 1730 e ne fu resa cronaca puntuale e paurosa dal parroco che descrisse minuziosamente gli eventi che distrussero ben dieci villaggi dell’isola e alterarono completamente la morfologia dell’area del Timanfaya, dove un’altra intensa attività si registrò nel 1824.

Oggi l’area del Timanfaya è un parco naturale geologico di grande suggestione, visitato ogni anno da centinaia di migliaia di turisti. Lo scenario ricorda un po’ l’area dell’Etna, del Vesuvio e di Stromboli ma fa stupore la sua vastità e in alcune aree assomiglia a quello delle foto che le sonde spaziali ci trasmettono da Marte.

Qui l’attività vulcanica è ancora ben percepibile, le guide fanno esplodere getti di vapore, in buche scavate apposta la legna inizia ad ardere spontaneamente, nel ristorante del centro visite la carne viene arrostita direttamente col calore proveniente dal sottosuolo.
Su queste immense distese laviche sono stati costruiti i paesi dell’isola che spiccano già da molto lontano grazie alle case ovunque bianchissime, con un forte contrasto con i colori scuri di Lanzarote.

Dello stesso colore sono stati realizzati gli ormai troppi alberghi e villaggi turistici sparsi lungo la costa, quasi prevalenti rispetto alle abitazioni dei locali, per cui, volendo vedere i paesi nella loro veste ancora originale, bisogna dirigersi verso l’interno, soprattutto verso Teguise, il vecchio capoluogo dell’isola prima che lo diventasse Arrecife.

Teguise, la vecchia capitale
Arrecife

Il paesaggio vulcanico non stanca, ma ammalia con mille colori e mille sfumature. La lava arriva fin dentro al mare, per cui le spiagge possono essere caratterizzate spesso da sabbia nera, oppure anche da sottilissima sabbia chiara trasportata nel corso dei secoli dal vento del Sahara che, oltre ad aver contribuito alla comparsa di alcune delle più belle spiagge dell’isola, ha creato scenari desertici di grande estensione, per esempio sulla costa della Famara, lì dove il vento è più forte e accorrono appassionati surfisti da ogni parte del mondo.

Costa della Famara

Sono tante le spiagge di Lanzarote e spesso anche di notevoli dimensioni, ma la fruibilità di molte è limitata proprio dal vento. Per fortuna le più belle sono in posizione riparata e ben godibili anche se l’acqua dell’Atlantico offre temperature più rigide di quella del Mediterraneo a cui siamo abituati.

La costa lavica

Dove prendere la tintarella e cosa andare a vedere a Lanzarote e, soprattutto, perché ogni anno centinaia di migliaia di turisti vengono qui ve lo raccontiamo nella seconda parte di questo racconto, quindi occhio, non ve la perdete!

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