Immaginate una grande caverna, e immaginate che dentro vi siano cinque antichissime chiese bizantine, di cui due con meravigliosi affreschi dai colori ancora vividi come un tempo.
Questa meraviglia unica al mondo esiste davvero ed è la Grotta di San Michele di Olevano sul Tusciano, in provincia di Salerno, un luogo unico per definire il quale non basterebbe una dozzina di aggettivi.
Inserita dal World Monument Fund di New York tra i “cento monumenti al mondo da salvare” è la più stupefacente testimonianza altomedioevale di arte e religiosità bizantina legata al Culto Micaelico presente in Italia.


L’immensa caverna, posta sul fianco occidentale del Monte Raione, era sicuramente abitata già in epoca preistorica come attestato da diversi ritrovamenti.
Certamente già sede monastica nel IX secolo d.C. presenta una particolarità unica nel suo genere: non si tratta di una caverna con pareti affrescate o altari addossati alla roccia, ma di una cavità naturale profonda 900 metri, al cui interno furono costruite ben sette chiese, definite Martyria (sepolcro dei martiri), meta dei numerosi pellegrini che accorrevano da ogni parte.
L’ingresso della grotta è sbarrato dalle alte mura dell’antico monastero bizantino, che tuttavia non ne raggiungono l’ampia volta, per cui la luce naturale la inonda generosamente. Varcata la porta di accesso una maestosa gradinata di pietra introduce al piazzale dove si trovano le prime due cappelle.


La prima, più grande, detta dell’Angelo, conserva ben 29 affreschi magnificamente conservati e di grande impatto emotivo, con scene del ciclo “Cristologico” e “Petriano”. Accanto, sulla sinistra, si trova una cappella più piccola sul cui frontone è raffigurata la Madonna Hodighiatria.
La terza cappella si trova giusto un poco oltre, dopodiché il sentiero interno alla grotta inizia a seguire la pendenza di un rilievo in salita alla base del quale si trova, in posizione molto suggestiva, la quarta chiesa.


La suggestione non viene a mancare per tutta la breve ascensione, perché l’ultima delle chiese si trova nell’oscurità più assoluta, una condizione mistica che accompagnava i pellegrini dalla luce al buio e viceversa. Davanti ad essa si trovano i raccoglitori con cui i monaci recuperavano l’acqua che filtrava dalla volta della caverna, poi convogliata a livelli inferiori come preziosa fonte per i fedeli.
Benché costituiscano l’elemento di maggiore fascino, l’interesse della grande caverna non si limita agli edifici di culto. Le varie campagne archeologiche effettuate hanno messo in luce l’esistenza di tombe cristiane databili al IV secolo d.C. Altre tombe, ancora più antiche, risalgono addirittura al I secolo d.C.
Oltre l’ultima chiesa la caverna continua ad approfondirsi nelle viscere della montagna, svelando l’esistenza di bellissime concrezioni calcaree e la presenza di pipistrelli, in parte appartenenti ad una specie del tutto autoctona, oggetto di studio da parte di zoologi campani.


Nel fondo più buio, sulla destra, esiste il cunicolo di collegamento con la Grotta di Nardantuono, rifugio, nella seconda metà dell’Ottocento, del famoso brigante Antonio Di Nardo che utilizzando la spelonca riusciva abilmente a sfuggire alla sua cattura. Al di là di questo aspetto romantico nella grotta sono stati ritrovati numerosi reperti preistorici che testimoniano la presenza dell’uomo già dal Neolitico fino all’Età del Ferro.
L’impressionante ricchezza storico-artistica della grotta dell’Angelo e l’unicità degli elementi architettonici in essa contenuti ne fanno uno dei percorsi sotterranei più affascinanti del nostro Paese.
Per visitare questo vero e proprio gioiello del territorio campano si può contattare l’associazione Olevano sul Tusciano Arte al numero +39 338 9000072.

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here