NAPOLI. Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, alla data del 3 ottobre 1839, e di essere a Portici.
Lungo il mare, e soprattutto nei pressi dell’appena costruita stazione ferroviaria, migliaia di persone sono in attesa dalle prime luci del mattino. Sanno che è il gran giorno.
Il re Ferdinando II di Borbone si trova nella villa del Carrione al Granatello di Portici e alle 11.00 riceve l’ingegnere Armand Bayard de la Vingtrie e la sua squadra di collaboratori per avere la conferma che tutto sia pronto.
Poi si recano insieme alla stazione.
Il treno, primo esemplare nel Regno delle Due Sicilie, è in attesa.
La locomotiva “Vesuvio”, una Longridge di fabbricazione inglese, emette i suoi primi sbuffi.


Dopo un solenne discorso sull’innovazione dei trasporti, il re e la sua corte costituita da 48 autorità salgono sulle carrozze centrali. Sugli altri vagoni salgono le rappresentanze di ufficiali, fanti, artiglieri e marinai.
Sul tettuccio della carrozza reali si posizionano a cassetta dei fanti armati, che tra fumo e vento godranno meno degli altri il viaggio inaugurale.
Tutti in carrozza!” grida l’ingegnere capo, e poco dopo, con una velocità di punta di 50 km orari la Vesuvio, pesante 13 tonnellate, traina con una potenza di 65 CV il convoglio per i 7,4 km necessari per arrivare all’ancora incompiuta stazione della città di Napoli.
La folla esulta, bandierine sventolano ovunque, la fanfara inizia a suonare.
“In carrozza” era una frase rassicurante, ancora oggi in uso, che tracciava un ponte tra le carrozze trainate a cavalli e le nuove, trainate dal cavallo di ferro.
Dal passato al presente, per chi vuole ripercorrere le gloriose pagine della storia delle Ferrovie Italiane, il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa è un must per appassionati e semplici curiosi.
Sviluppato su una superficie di ben 36000 mq tra i comuni di Portici e Napoli è una sorta di museo nel museo.
I sette padiglioni espositivi, infatti, sono quelli che vennero utilizzati per il “Reale Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive” fondato da Ferdinando II di Borbone nel 1840 per affrancare il Regno delle Due Sicilie dalla supremazia tecnica inglese e francese, rimasto in funzione dall’anno della fondazione fino al 1977, quando ne venne decisa la conversione in museo ferroviario, avvenuta tuttavia solo nel 1989.
Importanti lavori di restauro realizzati tra il 2014 e il 2017 hanno conferito successivamente a quest’area espositiva un fascino innegabile.


Ciò che attira immediatamente ogni visitatore è il primo padiglione, quello che raccoglie le numerose e statuarie locomotive a vapore, tutte perfettamente restaurate e conservate.
Si tratta di autentici colossi di ingegneria meccanica, imponenti nel loro affacciarsi verso il centro della sala.
Su un estremo si trova la perfetta ricostruzione del treno del viaggio inaugurale del 1839.
In una saletta, dove si trova esposta la Bayard, una gemella della “Vesuvio” dell’epoca, una proiezione multimediale immerge i visitatori in quel mitico primo viaggio del convoglio reale.


Ma se per motivi storici e sentimentali si è immediatamente attirati dalle vecchie locomotive a vapore, di padiglione in padiglione si va alla scoperta delle locomotive elettriche trifase, delle locomotive a corrente continua, dei locomotori diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri.
Suscitano curiosità le vecchie Littorine della Fiat, i vagoni carcerari e quelli postali, oltre al vagone con gli arredi originali del “Treno della Presidenza della Repubblica Italiana” donato nel 1989 da Francesco Cossiga.
Molti di questi ambienti su ruote sono visitabili internamente, suscitando ricordi ancora vivi nei più anziani e curiosità nei giovani.


In altri padiglioni sono esposte le antiche macchine dell’opificio, foto storiche, plastici ferroviari e modelli in scala.
All’esterno si gode di una splendida passeggiata lungo il mare, mentre tra i viali è stato allestito il Giardino del Mediterraneo, con specie botaniche provenienti da tutte le aree a “clima mediterraneo” del mondo.


Una vecchia pensilina ferroviaria va a chiudere in fondo il piazzale. Nelle immediate vicinanze troneggia la statua in ghisa di re Ferdinando II di Borbone, illuminato per le sue opere in vita ma anche previdente fin oltre la sua morte.
Volle infatti che la sua statua fosse in ghisa, sapendo che qualsiasi metallo più nobile nel corso della storia sarebbe stato depredato e la sua statua, di conseguenza, sarebbe sparita.

Info per la visita: il museo è aperto nei giorni di giovedì, sabato e domenica. La tariffa ordinaria è di 7 euro, ma con un piccolo supplemento si può avere la visita guidata che è sicuramente da consigliare.
Due volte al mese si può anche prenotare lo storico viaggio della tratta Portici Napoli, non con lo stesso treno, ma sicuramente con le stesse emozioni.
Un comodo parcheggio custodito si trova 200m prima dell’ingresso.

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