Qualsiasi viaggio verso l’isola del Borneo malese implica necessariamente una tappa nella capitale della Malesia, Kuala Lumpur che, letteralmente significa “la città costruita sul fiume di fango”.
Forse l’immagine più conosciuta di questa metropoli del sudest asiatico è quella delle Petronas Towers, le due altissime torri di 88 piani e 451 metri di altezza, utilizzate anche come location di diversi famosi film d’azione. Le due torri sono unite dallo “skywalk” un ponte molto amato dai turisti che fanno la fila fin dalle 7.00 del mattino per accaparrarsi uno degli 800 biglietti giornalieri che permettono di assaporare il brivido delle grandi altezze urbane.
Nonostante le sue notevoli dimensioni, la capitale malesiana ha “solo” un milione e mezzo di abitanti, appartenenti alle etnie e religioni più disparate, soprattutto indiani, cinesi, malesi ma anche molti europei che qui hanno acquisito residenza, lavoro e famiglia.
L’impressione è quella di una città caotica in permanente evoluzione. Laddove nei vecchi quartieri sopravvivono ancora i bassi edifici del’epoca coloniale, immediatamente dietro svettano grattacieli di tutte le dimensioni, creando un contrasto urbanistico che testimonia il rapido cambiamento che ha città ha avuto negli ultimi decenni.
Passeggiando nel centro si attraversano tutte le infinite sfumature della convivenza multietnica che caratterizza Kuala Lumpur, che per questo motivo potrebbe essere definita in gergo turistico “vivace e variopinta”, ma di certo ci sono due aspetti che rimangono ben impressi a chi si muove a piedi: il gran caldo e l’ubiquitario odore dei cibi cucinati nei tantissimi ristorantini e mercati che s’incontrano dappertutto.