Succede in tutte le case del mondo che le mamme si trovino a sgridare i bambini evocando qualche figura terrificante, che so, il mammone, l’uomo nero o qualche oscura entità delle tradizioni locali.
A Peshawar, in Pakistan, se i pargoli non si comportano bene, una minaccia ancora molto frequente è “guarda che se non fai il bravo chiamo Abu Tabela!”
Abu Tabela era il modo in cui in Estremo Oriente chiamavano Paolo Crescenzo Martino Avitabile, nato ad Agerola il 25 ottobre del 1791, sepolto nella parrocchia di San Martino della frazione di Campora dopo la sua morte avvenuta il 28 marzo del 1850.

Chi era Paolo Avitabile?

Agerolese di nascita e di morte, tanto temuto in Pakistan, nell’India del Nord e in Afghanistan, ancora evocato in quelle terre remote a quasi due secoli dalla sua scomparsa.

Ma perchè?

La risposta, ben visibile, la possiamo trovare visitando la già citata chiesa di San Martino, un edificio religioso poco appariscente, di fondazione anteriore al Quattrocento, già dedicata in passato alla Madonna di Loreto. Presenta una navata unica al cui interno si aprono due cappelle gentilizie.
La chiesa presenta due particolari interessanti.

Sul lato sinistro, all’interno della cappella della famiglia Naclerio, comunicante con la sagrestia, il soffitto della volta è affrescato da una rara rappresentazione cinquecentesca dell’ultima cena, realizzata sicuramente prima della più celebre opera di Leonardo da Vinci.

Il secondo particolare è appunto la presenza della tomba del Generale Paolo Crescenzo Martino Avitabile.

Sottufficiale d’artigliera dell’esercito napoleonico ai tempi di Gioacchino Murat, il giovane Avitabile servì successivamente nel Real Esercito delle Due Sicilie col grado di primo tenente, distinguendosi per le sue ottime doti militari.
La sua fama di comandante, unita ad un indomabile spirito di avventura, lo portò a trascorrere due lunghi periodi in Oriente, dapprima in Persia e successivamente in India, nella zona dell’attuale Pakistan dove divenne generale dell’esercito Sikh e in seguito governatore e generale delle truppe di Peshawar, al servizio di Ranjit Singh, maharaja del Punjab.

In questa città venne conosciuto con il nome di Abu Tabela, dove Abu significa padre e Tabela è la translitterazione di Avitabile.
Avitabile s’insediò nell’area in un periodo di grandi disordini, per cui, usando il pugno di ferro e metodi punitivi esemplari quanto brutali, riuscì a portare l’ordine nella regione.

Durante la sua amministrazione ladri, briganti e rivoltosi venivano catturati e sbrigativamente squartati, gettati dall’alto dei minareti, impalati o impiccati.
In pratica in quelle terre garantì l’ordine seminando morte e terrore, un modo di fare che all’epoca veniva visto di buon occhio dal maharaja.
Si dice che spesso assisteva personalmente alle torture dei prigionieri perché ciò lo rilassava.

Quando, nel 1839, gli inglesi organizzarono l’invasione dell’Afghanistan, Avitabile collaborò attivamente. In cambio gli consentirono di trasferire la fortuna che aveva accumulato presso la Banca d’Inghilterra.

Rientrò nel Regno delle Due Sicilie nel 1844. In Francia venne insignito della Legion d’Onore da Luigi Filippo e successivamente fu ricevuto dal duca di Wellington a Londra.

La razza Agerolina nasce grazie alle sue vicissitudini

Qui ebbe in dono un torello, una vitella e due vacche gravide di razza Jersey – di cui all’epoca era vietata l’esportazione – che ad Agerola fece incrociare con vacche locali, dando vita a quella razza unica chiamata Agerolina con il cui latte si produce il miglior provolone del Monaco.

Morì intossicato nel 1850 dalle esalazioni di un braciere nella casa che aveva fatto costruire nel paese natale, con il sospetto che si trattasse di un delitto mascherato da incidente, organizzato dalla sua giovanissima sposa e dall’amante di lei.
Oggi la tomba di questo discusso personaggio si trova addossata alla parete destra della chiesa, in corrispondenza della sua casa natale che si trovava al di là della parete.

Su una imponente lapide sono inscritte le parole che riassumono la sua carriera: NAPOLI, PRIMO TENENTE – PERSIA, COLONNELLO – LAHORE , GENERALE – PESHAWAR, GOVERNATORE. Sulla parte inferiore spicca in bassorilievo l’impettito busto del generale tra un affusto di cannone ed alcuni fucili.

L’epitaffio conclude con l’elenco delle varie decorazioni del generale:
Cavaliere della Legione d’Onore e di S. Ferdinando Merito, Commendatore dell’Ordine di Durani e di Ranjit Singh, Gran Cordone del Leone e Sole di Persia, Gran Cordone dei due Leoni e la Corona di Persia, Gran Cordone della Stella Brillante del Punjab.

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