OLIVETTELa Festa di Sant’Agata, patrona della città di Catania, ha origini antichissime ed è tra le più importanti celebrazioni religiose della Sicilia. Si svolge tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio ed il 17 agosto.

A febbraio viene ricordato il martirio che subì la Santa, mentre ad agosto si celebrano le sacre spoglie, che da Costantinopoli rientrarono a Catania, dopo esser state trafugate dal generale bizantino Giorgio Maniace.

La Festa di Sant’Agata risulta “Bene Etno Antropologico Patrimonio dell’Umanità della Città di Catania nel mondo” e in tanti tra turisti e pellegrini accorrono per vederla. Nei giorni della Festa nelle strade i devoti intonano a ripetizione queste invocazioni: “Je taliatila che bedda, Javi du occhi ca parunu stiddi, “Guardate com’è bella! Ha occhi che sembrano stelle, e na ucca ca pari na rosa. Semu tutti devoti tutti?” e una bocca che sembra una rosa! Siamo tutti devoti tutti?”
Al XV secolo si fa risalire la tradizione dei “cerei o cannalore”, simili a dei carri allegorici di Carnevale, in uso durante la Festa. Sono costruzioni in legno, dorato sulla superficie, riccamente scolpite secondo lo stile barocco, contenenti al centro un grosso “cereo”. I ceri sono imponenti ed hanno peso che varia dai 400 ai 900 Kg, vengono portati a spalla da gruppi costituiti dai quattro ai dodici uomini, che li fanno avanzare con un’andatura volteggiante, chiamata in dialetto ‘a ‘nnacata.

Per il giorno della Festa si preparano molte specialità gastronomiche, soprattutto dolciarie, tra cui le particolarissime olivette e le minnelle. Questi dolci sono legati ad episodi della vita di Sant’Agata e al suo martirio. Le olivette o alivetti, simili alle olive verdi, richiamano una leggenda che narra di un albero di ulivo, sorto miracolosamente dal terreno, per nascondere la vergine Agata che si stava allacciando un calzare, ricercata dai soldati del console romano Quinziano. I frutti dell’albero servirono anche a sfamarla. Le olivette sono costituite da pasta di mandorla ricoperte di zucchero o cioccolato, e colorate di verde.

MINNELLE SANT'AGATA
Le minnelle, dette anche cassatelle o minnuzzi, fanno riferimento all’amputazione di un seno della Santa, durante il martirio. Pare che l’usanza di preparare questo dolce, si ricolleghi ai misteri eleusini, dove in occasione dei riti in onore a Demetra, dea della fertilità e delle messi, si usava consumare dei panetti dolci, il cui aspetto ricordava i suoi seni.

Le minnelle sono tondeggianti, la base è di pan di spagna imbevuto di rosolio, farcite con ricotta, unita alle gocce di cioccolato e ai canditi. Esternamente vi è una candida glassa bianca e una ciliegia candita in cima, peculiare allusione al seno femminile.

In Costiera Amalfitana, precisamente nel comune di Maiori, esistono dei dolcetti che richiamano le minnelle, il cui nome è quello di “sospiri”. I sospiri sono costituiti da pan di spagna soffice, leggerissima crema pasticcera all’interno ed una copertura esterna di glassa bianca, quasi trasparente, al limone sfusato amalfitano. La punta del piccolo dolce ricorda un seno e le dimensioni sono più ridotte, in quanto è rigoroso mangiarli in un sol boccone sospirando dalla bontà.

Annamaria Parlato

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