
MARGHERITA DI SAVOIA (BT). Chissà se davvero Federico II ha portato sulla sua tavola il Nero di Troia. Di sicuro ha amato fortemente (e forse anche follemente) il suo territorio di origine. Basti pensare a Castel del Monte e al Castello di Trani, solo per citare esempi importanti.
Ma è difficile non amare questa terra che dal Tavoliere al Gargano s’affaccia sulla Terra di Bari, grandi spazi e tesori diffusi: dalla storia ai tipici.
Stavolta è stata Margherita di Savoia l’ombelico del Nero di Troia, grazie a Radici Wines ed ai numerosi appuntamenti che – ormai – generosamente raccontano la Puglia, i suoi vini, il suo gusto.
La creatura di Nicola Campanile dedicata a questo vitigno autoctono, uno dei più promettenti del Nord della regione, ha avuto come claim questa frase: “Tra asprezze e dolcezze”.
Merita una riflessione. Perché le asprezze e le dolcezze vengono senz’altro dapprima dalla difficoltà di ridare lustro ad un prodotto che era già entrato nella storia vitivinicola.
Un po’ bistrattato, per lungo tempo uva da taglio, il Nero di Troia è un vino più domabile di quanto si pensi, almeno oggi, almeno in bottiglia. Rispetto a qualche anno fa si riescono a bere bicchieri più puliti e autentici, anche se ancora molto bisogna fare per svecchiarlo da uno stile anni Novanta. Frutti rossi (mora e ciliegia), legno, rosa ed odori erbacei i suoi descrittori, immancabile una naturale astringenza.
Nella due giorni di metà novembre l’attenzione è stata rivolta a tutti coloro i quali – a livelli differenti – si occupano di questa varietà: dai produttori ai giornalisti, passando per chef ed enologi.
2300 ettari su tutto il territorio pugliese che potrebbero essere la base di un’ottima produzione di nicchia, ma che ha ancora bisogno di tempo per esprimersi degnamente.
Ma le numerose (e spesso giovani) aziende che si stanno dedicando all’Uva di Troia fanno ben sperare, dalla neonata realtà di Michele Biancardi alla più strutturata Antica Enotria (entrambe a Cerignola). Si tratta di aziende agricole che diversificano la loro produzione, grazie alle molte eccellenze territoriali: dalla frutta agli ortaggi, passando per l’olio e la “bella” di Cerignola.
Queste ultime sono probabilmente le olive più grandi d’Italia, molto amate in loco, sia in versione bianca che nera, dopo aver subìto un periodo di cura col sale.
Tornando a Margherita di Savoia, di grande rilievo per chi volesse recarvisi a godersi un bicchiere di vino in masseria o in riva al mare, vanno citate la cipolla bianca, le patate e le carote. Tipici espressioni eccellenti degli orti sabbiosi che quasi s’affacciano al mare. Per non parlare della salinità che li avvolge, visti i 4000 ettari di saline che condizionano l’economia, l’ambiente e il futuro di questo territorio.
Durante la due giorni di Radici Wines molte le occasioni per avvicinarsi alla ricca tavola locale, sia nella riflessione corale dedicata al vitigno svoltasi all’Hotel Margherita, con la partecipazione – tra gli altri – dei giornalisti Luciano Pignataro e Giuseppe Barretta, nonché degli enologi Cristoforo Pastore e Luigi Cantatore, che nella cena al ristorante dell’Oasi Beach.
Un impeccabile servizio che ha reso onore agli chef che hanno portato in tavola eccellenti interpretazioni del gusto locale: Nazario Biscotti, Leonardo Papagna, Salvatore Riontino, Riccardo Barbera, Stefano D’Onghia.
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Tappe di prossimità:
A meno di 10 km TRINITAPOLI: giovane ma appassionato il Birrificio Artigianale Decimoprimo, nato l’anno scorso dall’inventiva di Patrizia e Michele. Birrificio Decimoprimo produce 3 birre: la Karibu (cream ale), la D-Day (india pale ale-che è anche la loro prima birra) e Jouissance (spiced belgian ale). Le chicche sono una birra alla zucca (Kowacchy) e delle natalizie (diverse ogni anno).
A meno di 30 km TRANI. Vale la pena fare una tappa a Trani, oltre ad essere il salotto della parte alta della regione, è probabilmente il posto migliore in Italia dove mangiare pesce crudo. Sfilettato, a tartare, a insalata: qui la freschezza è tradizione, la sicurezza ormai una costante. Ci si può abbandonare ad un pranzo o ad una cena toccando il mare col palato. Una rivelazione degna di nota è Corteinfiore, un ristorante non esattamente low cost, ma di cui ci si ricorda a lungo.
Anche le stanze, poste al piano superiore del palazzo antico in cui è ubicato il ristorante-giardino, sono una scelta minimal e lussuosa. Camere ad hoc per un week-end a due, le grandi docce a vista sono una chiccheria di difficile reperibilità! Non fatevi mancare – a pancia piena – la cattedrale, il castello ed il porticciolo. Bellezze storiche e paesaggistiche da non perdere assolutamente, e per rispettare il territorio il souvenir può essere una bottiglia di Moscato di Trani (consigliato Villa Schinosa).
Antonella Petitti
Per approfondire:
www.margheritadisavoia.com/la-salina/
www.michelebiancardi.it
www. anticaenotria.it
www.corteinfiore.it