“L’imposta di soggiorno è una tassa sui consumatori le cui modalità di applicazione e di esenzione sono un tale condensato di fantasia difficile da spiegare non solo ai turisti italiani ma ancor di più agli stranieri”. È il commento del Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei risultati di una capillare analisi, consultabile sul sito della Federazione e svolta in collaborazione con Mercury Srl, su una tassa invisa al 72% degli italiani (indagine Federalberghi-Dinamiche 2007).

“Finora -prosegue Bocca- è stata adottata da quasi il 10% dei Comuni che la legge autorizza, con tariffe che oscillano dagli 0,20 ai 5 Euro al giorno a persona, ma un altro 5% si appresta a vararla, per un gettito complessivo stimato per il 2012 in 150 milioni di Euro in larga parte destinati a ripianare i deficit dei singoli Comuni e non a migliorare la turisticità delle singole località”.

“La decisione peraltro di individuare l’esercizio ricettivo come punto di prelievo è profondamente iniqua, -evidenzia il Presidente degli Albergatori italiani- anche perché fa gravare l’onere dell’imposta e dell’imposizione su una sola delle molte attività che traggono beneficio, direttamente o indirettamente, dall’economia turistica”.

“L’imposta di soggiorno dovrebbe essere abolita e le funzioni svolte dagli enti locali in campo turistico dovrebbero essere finanziate mediante compartecipazione degli stessi al gettito IVA di tutte le attività produttive, non solo terziarie, che traggono beneficio dall’economia turistica”.

Ecco alcuni esempi che mostrano in modo lampante come la tassa sia un crogiuolo di fantasia.

ESENZIONI PER I MINORI – Per una famiglia con figli piccoli che volesse visitare una località d’arte, a Napoli sono esentati i minori fino a 18 anni, a Firenze l’esenzione arriva fino a 12 anni, a Roma e Venezia fino a 10 anni, ma se la stessa famiglia volesse andare in una località termale a Tivoli, per esempio, l’esenzione riguarderebbe i figli fino a 2 anni, a Montecatini fino a 10 anni, a Fiuggi fino a 12 anni ed a Chianciano fino a 13 anni.

Per non parlare delle località marine con Viareggio che esenta fino a 18 anni, Rimini e Giardini Naxos fino a 14 anni, San Benedetto del Tronto fino a 12 anni (esteso a 13 anni se compiuti durante il soggiorno), Villasimius fino a 10 anni, Peschici fino a 10 anni, ma se si gira l’angolo del Gargano e si va a Vieste l’esenzione sale a 14 anni, mentre a Cassano allo Ionio (provincia di Cosenza) la tassa si applica anche ai neonati.

Ed ancora le località lacuali dove a Stresa (Lago Maggiore) l’esenzione copre fino a 6 anni, ad Orta San Giulio (Lago d’Orta) fino a 10 anni, a Bellagio (Lago di Como) fino ad 11 anni, a Salò fino a 12 anni, ma se si attraversa il Lago di Garda e si va a Garda l’esenzione sale a 14 anni.

O quelle montane dove in Val d’Aosta l’esenzione copre per tutti i Comuni i minori fino a 10 anni (qualora beneficino di tariffe gratuite), a Sondrio arriva a 14 anni ed a Sestriere a 16 anni.

Altrettanta fantasia la troviamo nella variegata casistica tariffaria.

LE TARIFFE DELL’IMPOSTA – A Borgia (provincia di Catanzaro) l’imposta vale 0,75 Euro per ogni stella a persona per notte fino ad un massimo di 15 notti, a Ischia da 0,90 a 3 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 7 notti, a Manerba del Garda da 0,50 a 2 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 21 notti, a Genova da 1 a 3 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 8 notti, ad Ancona da 0,50 a 3 Euro (a seconda della tariffa) a persona per notte con un massimo di 15 notti, a Torino da 1,30 a 4,90 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 4 notti, a Milano da 1 a 5 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte senza limite di pernottamenti ed a Modena, martoriata dal terremoto, da 0,50 a 4 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte senza limite di pernottamenti.

LE REGIONI PIÙ COLPITE – Al momento la Regione che conta più Comuni tassati è la Toscana con 82, segue il Piemonte con 68, la Valle d’Aosta con 40, la Lombardia con 37, il Veneto con 20, la Campania con 16, la Puglia con 13 ed ex equo forse per prossimità territoriale la Sicilia e la Calabria con 10.

L’IMPOSTA ALL’ESTERO – Aprendoci ad una panoramica internazionale, l’imposta di soggiorno non si applica in Irlanda, a Malta, in Portogallo e nel Regno Unito. In Spagna l’imposta esisteva, poi è stata abolita. Ne è prevista la reintroduzione per la sola Catalogna, a partire dal mese di novembre 2012, con un importo massimo di 2,50 Euro, esattamente la metà di quanto previsto dalla legge italiana (5,00 Euro), ma per fare un esempio di alberghi a 4 stelle a Firenze l’albergo dovrà chiedere al cliente 4 Euro mentre a Barcellona solo 1 Euro. In Francia, infine, l’importo massimo della taxe de séjour è di 1,50 Euro per notte e per persona, giova però ricordare che oltralpe l’IVA sugli alberghi è pari al 7%, contro il 10% in Italia.

“Insomma -enfatizza polemicamente Bocca- un ginepraio concepito ‘all’italiana’, che porta ulteriore danno all’immagine ed alla credibilità all’intero Paese, proprio in un momento nel quale di tutto abbiamo bisogno, tranne che di essere messi alla berlina.

“In attesa dunque che il Governo ed il Parlamento prendano in mano la materia, -conclude Bocca- la Federalberghi ha elaborato una propria proposta di linee guida per la corretta applicazione dell’imposta di soggiorno”.

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