FOGGIA. 1000 ettari di agrumeti, di cui una sostanziosa fetta sono “storici”, 50 le realtà agricole aderenti al Consorzio Gargano Agrumi ed un prezzo di vendita che è passato dalle storiche venti lire all’euro tondo. Numeri e fatti che dimostrano la nuova vita di quella che oggi è una orgogliosa IGP pugliese: l’arancia del Gargano.

Due le varietà che si spalmano praticamente lungo tutto il corso dell’anno e regalano a Vico del Gargano, Rodi ed Ischitella un ruolo di prim’ordine nell’agricoltura garganica che – per il resto – è quasi completamente dedita alla cura delle infinite ed affascinante distese di ulivi.

Una produzione di pregio, con una lunga storia, ma che soprattutto svolge una funzione troppo spesso sottovalutata: la tutela del paesaggio, vero patrimonio naturalistico e preziosa base su cui poggiare lo sviluppo di un turismo sempre più indirizzato verso il food ed il green.

E da quest’anno c’è una ragione in più per raggiungere Vico del Gargano fuori stagione, si chiama Terrarancia. Un evento corale e ben riuscito firmato da Ester Fracasso e Maria Pia Liguori, che ha visto insieme Regione Puglia, Parco Nazionale del Gargano, Comune di Vico del Gargano, Consorzio Gargano Agrumi, Di terra di mare e RedHot, con il patrocinio di Symbola e Puglia Promozione.

Tre giorni per promuovere Vico, il Gargano e gli agrumeti, partendo dalla suggestiva e storica festa di San Valentino che quest’anno ha festeggiato il 400esimo anniversario della proclamazione a protettore di Vico del Gargano.

Protettore non solo del paese ma anche delle arance, simbolo di benessere e nutrimento. Così si sono uniti i riti religiosi e tradizionali ad un programma che ha messo in campo laboratori, show cooking, percorsi turistici, presentazioni e mercatini artigianali e di tipici.

E Vico, grazie all’accoglienza dei suoi abitanti, si è lasciata scoprire vivendo per la prima volta un via vai intenso attraverso i suoi quartieri storici e le tante chiese. Tra sacro e profano le suggestioni non sono mancate ed il rito della foto davanti al Vicolo del bacio si è ripetuto a ritmo incessante.

Questo borgo che rappresenta il cuore di un insediamento che si aggira attorno ai 7 mila abitanti, è stato inserito tra i Borghi più belli d’Italia, ed è ormai il “borgo dell’amore”, rappresentando una sintesi straordinaria di quelle che sono le ricchezze del Promontorio del Gargano.

Le sue frazioni marine per gli appassionati di mare, gli agrumeti e gli ulivi per chi ama la natura, percorsi storici per chi ama l’arte, di trekking per gli sportivi avventurosi ed una gastronomia ricca e generosa.

D’altronde Vico potrebbe essere anche borgo dell’accoglienza per la sua capacità, dimostrata con la storia, di aprirsi allo straniero. Le influenze si manifestano, infatti, sia nelle tracce della ricchezza architettonica che dal modo di approcciarsi all’altro.

In fondo, non va dimenticato, ma ricordato come lezione di vita che Vico (vicus, villaggio) nasce grazie a dei mercenari slavi.

Durante gli show cooking al Palazzo della Bella si sono esibiti rappresentanti indiscussi del buon cibo pugliese: Nazario Biscotti da “Le Antiche Sere” di Lesina ha portato la sua cucina di lago che si ispira al territorio, Nicola Russo di Al Primo Piano di Foggia con la sua cucina “terrazzana” rivisitata, Peppe Zullo da Orsara di Puglia ha portato le sue erbe spontanee e la tradizione dei Monti Dauni, Domenico Cilenti ha raccontato il suo Gargano, quello che ammira quotidianamente dal suo ristorante “Porta di Basso” a Peschici mentre Leonardo Vescere de “Il Capriccio” di Vieste ha ripercorso l’ispirazione garganica che lo guida da sempre.

Tutti sono partiti dalle arance per raccontare una cucina possibile, attenta a ciò che il territorio circostante offre, dando nuova dignità alla terra e a chi sceglie di viverla con dedizione e fatica.

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Tra le numerose attività una bella parentesi divertente ed ironica è stata regalata da Pinuccio di Striscia La Notizia, ovvero Alessio Giannone, il quale ha presentato il suo libro “TrumpAdvisor” proprio in apertura di kermesse.

Terrarancia è stata, dunque, una riflessione ampia sulle ricchezze agricole, storiche e naturalistiche, una esperienza nuova anche per i vichesi che li ha visti impegnati insieme a raccontare la propria realtà.

E l’augurio è che queste occasioni tornino a far apprezzare un centro storico ricchissimo, ma che purtroppo vive le difficoltà di abbandono di tutti i borghi del sud.

Sarebbe necessario tornare a prendersi cura di scorci che anche così si lasciano guardare, ma che ora chiedono a gran voce un futuro. Ed un modo per cominciare a farlo è visitarla più spesso, dando forza e speranza a chi in lei investe.

Le affermazioni.

Lo spazio agrario è uno spazio culturale, senza di esso (e senza il suo benessere) non si potrà avere benessere nemmeno negli spazi urbani” – Fabio Renzi, Symbola

Abbiamo un patrimonio storico che fa anche bene alla salute, registreremo i nostri agrumi storici uno ad uno per dare ancora più forza alla loro presenza” – Colomba Mongiello, Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla contraffazione

Il cibo è uno strumento attraverso cui interconnettere i turisti alla nostra regione” – Leo Di Gioia, Assessore Agricoltura Regione Puglia

Cosa mangiare a Vico.

Una tipicità su tutte certamente la paposcia che nel 2009 ha ottenuto ufficialmente il riconoscimento di Prodotto Tipico da forno di Vico del Gargano.

Viene ottenuta con farina 00, acqua, sale, ed olio evo degli alberi monumentali del Gargano a cui viene aggiunta la “crescenza” (non il ben noto formaggio molle ma la pasta di riporto!!!) per far lievitare l’impasto un paio d’ore. Segue la cottura al mattone a fuoco vivo con legno di faggio.

Ecco questi sono i confini della tradizione che la vogliono farcita con solo formaggio locale ed olio evo. Ovviamente ormai la paposcia (cugina del panuozzo campano e di altre focacce sparse per lo Stivale) viene servito tagliato a metà e farcito nei modi più disparati.

Paposcia classica
Paposcia classica
Turciniello
Fave di Carpino e arance
Fave di Carpino e arance

Ottimo il pane, le conserve sott’olio, in particolare le olive, tipici i piatti di pancotto, le minestre da erbe selvatiche, fave e cicoria, salumi e formaggi locali, la zuppa di fave secche locali e zucca, insalata di arance e finocchi con le alici, il “ruticello” vichese con lampascioni e una serie di formati di carne differenti tra cui il turciniello, la muscisca (carne secca che viene utilizzata per lo più fritta oppure alla piastra) ed infine il dolce della sposa (noto anche come sospiro).

Fave e cicorie
Fave e cicorie

Da non perdere.

  1. La processione di San Valentino che si svolge in genere il 14 febbraio oppure il fine settimana successivo alla stessa.
  2. Lunga passeggiata tra i vicoli dei due quartieri del centro storico.

…nei dintorni.

  1. Lago di Varano
  2. San Menaio

Indirizzi da salvare a Vico del Gargano per mangiare o fare shopping.

(non ho certo provato tutti i locali di Vico dunque la selezione non ha pretesa di classifica, questi sono semplicemente quelli che mi sono piaciuti e che ho vissuto personalmente)

Per acquistare pane, biscotti e pizze al taglio.

Panificio Fuoriporta

Corso Umberto 133 – 327.7937787

Per mangiare la paposcia, io consiglierei di vivere l’atmosfera sospesa di un antico trappito, oggi adibito a locale.

Cantina Il Trappeto

Via Casale 168 – 327.0069614

Per un pranzo (o una cena) con piatti tipici.

Ristorante Radici

Via Michele Cilenti, 6 – 0884.663048

Per dormire: io ho trovato molto bello il palazzo antico e ben ristrutturato in cui nasce il B&B Donna Elena. Stanze molto ampie, davvero pulite e ben organizzate. Altro punto di forza la colazione con diversi dolci preparati in casa.

B&B Donna Elena

Via Matassa, 15 – 334.5000522

Se cercate i dolci tipici o volete prendere solo un caffè.

Pasticceria Pizzicato

Via del Risorgimento, 14 – 0884.991245

Se cercate i legumi locali, in particolare le fave che sono del tutto simili alle fave di Carpino, le signore del paese mi hanno consigliato di andare al mercato.

Antonella Petitti

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