La recentissima metanalisi “A systematic review and a dose-response meta-analysis of coffee dose and non-alcoholic fatty liver disease” (1) pubblicata su Clinical Nutrition ha approfondito la relazione tra il consumo moderato di caffè e la comparsa di steatosi epatica non alcolica (NAFLD – non alcoholic fatty liver disease), evidenziando che un livello di assunzione di caffè superiore a tre tazze al giorno è associato a un rischio inferiore di NAFLD rispetto a chi consuma meno di due tazze.

L’obiettivo dello studio è stato quello di analizzare l’effetto del caffè e i potenziali pattern di risposta alla dose assunta in relazione al rischio di NAFLD. L’analisi del campione (4.825 casi e 49.616 non-casi) ha evidenziato che il consumo di due tazze di caffè al giorno non era significativamente associato con la comparsa di NAFLD, mentre il consumo di una dose di caffè superiore a tre tazze al giorno ha ridotto significativamente la steatosi epatica non alcolica.

La NAFLD rappresenta la principale causa di insufficienza cronica del fegato e comprende un ampio gruppo di malattie epatiche, che va dal fegato grasso (steatosi epatica) alla NASH (steatoepatite non alcolica), fino alla cirrosi.

Gli esperti considerano questa patologia come la manifestazione della sindrome metabolica a livello del fegato e si stima che circa un quarto degli italiani tra i 18 e i 65 anni sarebbe portatore di NAFLD[1].

L’effetto protettivo del caffè sulla salute del fegato è noto da tempo ed è stato ampiamente indagato dalla letteratura scientifica. Ricerche precedenti, infatti, hanno suggerito che l’assunzione di caffè è associata a un ridotto rischio di cirrosi, fibrosi, malattia epatica cronica e di sviluppo di steatosi epatica non alcolica.

E’ importante ricordare che, come indicato anche dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel suo parere sulla sicurezza della caffeina, un’assunzione moderata di caffè, tipicamente 3-5 tazzine al giorno, viene associata nella letteratura scientifica a una serie di benefici fisiologici e può far parte di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo.

[1] Il dato è emerso in occasione del convegno “Presente e Futuro in Epatologia ed Onco-Epatologia”, tenutosi agli IFO – Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma a gennaio 2018, per discutere sullo stato attuale della diagnosi e del trattamento delle principali patologie croniche del fegato.

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