Atrani un piccolo presepe, uno dei borghi più belli d’Italia nel cuore della Costiera Amalfitana, con i suoi vicoli e strette viuzze, racchiude tesori di straordinaria bellezza, situati tra i monti e il mare.

I monumenti, le chiese sono importanti quanto è stato il suo passato, che l’ha vista sede dell’antica nobiltà amalfitana e luogo d’investitura dei Dogi.

La gastronomia non poteva esser da meno, infatti i piatti tipici tramandati da generazioni sono essenzialmente due: il pasticciotto ed il sarchiapone.

Un dolce tipico per la festa

Il pasticciotto è un dolce buonissimo, composto da pastafrolla, crema a limone ed amarene, ricoperto da abbondante zucchero a velo e inventato negli anni ’50 del secolo scorso.

Il sarchiapone è la pietanza della festa patronale, in onore di Santa Maria Maddalena, celebrata il 22 luglio.

Santa Maria Maddalena è venerata dagli atranesi, poiché si narra che liberò la cittadina da un manipolo di saraceni mercenari, inviati da Manfredi il Normanno, che la saccheggiarono e occuparono. La Collegiata che porta il suo nome, è invece un’architettura del 1274, restaurata più volte nel corso dei secoli, attualmente si presenta con una facciata rococò, cupola maiolicata e campanile in tufo nero.

La festa della Santa Patrona, inizia però il 21 luglio con l’esposizione della statua della Santa e la sfilata della banda per le viuzze del paese. Il giorno 22 luglio invece vi è la festa vera e propria con la celebrazione di varie messe in chiesa accompagnate sempre dalle note musicali della banda che si aggira per le strade e verso la mezzanotte il tutto si conclude con gli stupendi fuochi pirotecnici, perfino sul mare.

Origini del sarchiapone

La pietanza più richiesta in quel giorno solenne è di sicuro il “sarchiapone” o zucca lunga verde farcita. E’ una ricetta elaborata che prevede diversi passaggi. Il termine deriverebbe dal greco sarx+poiòs, ovvero fatto di carne.

La zucca tagliata in cilindri, simili a dei cannelloni, viene svuotata della polpa con uno scavino, che poi in una padella antiaderente si fa soffriggere con olio, cipolla e carne macinata di vitello. Il soffritto poi lo si amalgama con ricotta, mozzarella, pepe, parmigiano e secondo i gusti con salame, uova sode sminuzzate e prosciutto.

Il ripieno poi lo si adopera per imbottire i cilindri di zucca, che adagiati in un tegame, si ricoprono con del ragù di pomodoro non molto denso e infine per trenta minuti vengono messi al forno. Gli atranesi sono soliti accompagnare questo sostanzioso piatto con gli ottimi vini rossi di Furore e Tramonti.

Il borgo di Atrani

La Costiera Amalfitana è uno scrigno di bellezze rare: antichi borghi dal fascino intramontabile, incorniciati dal blu intenso del mare. Ogni anno i turisti si avventurano lungo un saliscendi di stradine e piazze bellissime, ognuna con una storia da raccontare.

Tra i percorsi e i luoghi più suggestivi da scoprire c’è il borgo di Atrani, il più piccolo comune italiano per superficie, ma anche quello che ha la più alta densità di popolazione nella provincia di Salerno.

I visitatori che si addentrano in questo piccolo centro abitato, diventato patrimonio mondiale dell’umanità, si trovano davanti la bellissima spiaggia e le case arroccate sulle pendici rocciose della collina, ma anche le piazze, le chiese storiche e gli alberi di limone che sprigionano ovunque il loro profumo intenso.

Questa piccola città, ricca di storia e di record, si è sempre contraddistinta per il suo innato fascino e un alone di mistero tutto suo. Questa terra di miti e leggende ha trovato nel borgo di Atrani un terreno fertile che nei secoli ha fatto germogliare tantissime curiosità da scoprire e da esplorare.

La prima di queste storie risale alla nascita del borgo, incastonato tra il monte Civita ed il monte Aureo: la cittadella si estende lungo la valle del fiume Dragone, chiamata così perché, secondo la leggenda, vi si nascondeva un terribile drago che sputava fuoco. E se la minaccia di una creatura mitologica non bastasse, si aggiunse negli anni anche il racconto che ha come protagonista Masaniello: personaggio storico e leggendario allo stesso tempo che si rifugiò in una delle cavità del monte Aureo per scampare all’inseguimento dei gendarmi del viceré di Napoli.

La grotta, dedicata al rivoluzionario tanto che ancora porta il suo nome, si trova in uno dei punti più belli del paese, vicino alla chiesa di S. Maria del Bando. Questo edificio, costruito nel X secolo sulla cima del Monte Aureo, deve il suo nome ad una leggenda altrettanto celebre fra gli abitanti del luogo.

La storia narra che proprio in questo luogo la Madonna concesse la grazia ad un uomo condannato ingiustamente all’impiccagione, evento raffigurato nell’affresco quattrocentesco che sormonta l’altare maggiore.

Un’altra interpretazione relativa al nome della chiesa lascia pensare che esso derivi anche dalla circostanza che lì, in epoca repubblicana, venivano proclamati editti e sentenze. La chiesa conserva ancora oggi un’urna cineraria romana e si presenta come uno dei luoghi più affascinanti da esplorare.

Il passato di Atrani è fatto di miti, di cultura popolare che si insinua tra le sue stradine e i personaggi che l’hanno reso un posto magico in grado di affascinare registi che ancora oggi la scelgono come set di numerosi spot e pellicole cinematografiche.

Questo angolo di paradiso lungo la costa è riuscito a conservare intatto nel tempo tutto il fascino degli antichi borghi dei pescatori e allo stesso tempo quell’atmosfera di ricchezza dei tempi antichi quando le nobili famiglie costruivano qui i palazzi e le domus più belle.

Persino l’artista Maurits Cornelis Escher si innamorò perdutamente di Atrani in uno dei suoi viaggi nella primavera del 1922. Fu proprio in uno di questi viaggi, nel marzo 1923, che giunse ad Atrani e vi lasciò un pezzo di cuore.

Lo impressionò la conformazione del borgo, a cui dedicò nell’agosto del 1931 la litografia “Atrani”. Un viaggio fatto di tante tappe e piccoli scorci da ripercorrere e da rivivere in un labirinto di paesaggi suggestivi, a pochi passi dalla bellissima e famosissima Amalfi.

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