Ingredienti per 4 persone
Triglie sfilettate di taglia media gr. 600
Pennette possibilmente rigate gr. 350
Pomodoro macinato tipo rustico gr. 400
Aglio
Cipolla
Prezzemolo
Peperoncino
Sale
Olio extra vergine di oliva
Vino bianco

Esecuzione: mettere in un tegame il pomodoro senza condimento e portarlo a media cottura. Preparare un trito di circa 70 gr. con cipolla, aglio, prezzemolo e una punta di peperoncino.
Mettere in una padella il trito unitamente all’olio extra vergine di oliva e far rosolare il tutto per circa due minuti. Aggiungere i filetti di triglie e portare a cottura per circa cinque minuti.
Sfumare con spruzzata di vino bianco secco.
Aggiungere il pomodoro, già avviato a cottura precedentemente, salare il tutto e completare la cottura. Intanto far cuocere le pennette, scolarle al dente e versarle nella padella col sugo di triglie, amalgamare bene il tutto a fuoco lento, se necessario aggiungere un cucchiaio di acqua di cottura, spruzzare con prezzemolo fresco tritato e impiattare.

Raffaele Guariglia

pescatore di Castellabate (SA)

Triglia di Licosa – Mullus surmuletus

Pescata nello specchio d’acqua tra Ogliastro Marina e Punta Licosa, questa particolare triglia si distingue da quella comune non solo per il suo aspetto (colore rosso con sfumature gialle, lunghezza che va da un minimo di 11 cm ad un massimo 20 cm, riga blu sugli occhi, bocca piccola dalle cui estremità si diramano due appendici, barbigli, utilizzate per cercare cibo sui fondali) ma soprattutto per il sapore delicato e le carni bianche.

Vive a circa 50-60 metri di profondità e, data la presenza di scogli affioranti, se ne pescano solo circa 20 Kg al giorno per barca (piccola pesca) con tremaglio, rete da posta disposta verticalmente e spesso molto lunga che viene lasciata in mare lasciando che siano le prede a raggiungerla e a rimanervi impigliate.

Si tratta, dunque, di un pesce poco apprezzato che spesso viene confuso dal consumatore finale con la comune triglia di scoglio e, proprio per questo motivo, è stato oggetto di studio da parte del Dipartimento di Biologia Marina della FAO.
Tutto questo grazie anche all’impegno del “Consorzio Pescatori Riuniti” di Castellabate, di Slow Food e del GAC Costa del Cilento.

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