“Mantua me genuit, Calabri rapuere. Tenet nunc Parthenope.

Cecini, pascua, rura duces”.

Così recita il distico elegiaco posto sulla tomba di Publio Virgilio Marone a Napoli, il sommo poeta autore dei famosissimi poemi delle Bucoliche, delle Georgiche e dell’Eneide nato proprio a Mantova.

Lo scorso 27 ottobre 2015 il Ministro Dario Franceschini, nominò Mantova “Capitale della Cultura 2016”, annunciando l’accaduto in streaming sul canale TV del MIBACT, dopo che la Giuria di selezione presieduta da Marco Cammelli, decretò la città vincitrice su dieci finaliste: Aquileia, Como, Ercolano, Mantova, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni.

Sul sito del MIBACT così si legge:

«L’iniziativa “Capitale italiana della cultura” è volta a sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della cultura per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo.L’impulso a tradurre in iniziativa nazionale l’iniziativa europea stabilita con la Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1419/1999/CE del 25 maggio 1999 è derivato dal successo straordinario del processo di selezione della Capitale europea della cultura 2019, titolo che la Decisone 1622/2006/CE del 24 ottobre 2006 aveva attribuito ad una città italiana.Pertanto con decreto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo del 12 dicembre 2014 si è stabilita la procedura per il conferimento del titolo ai sensi del comma 3-quater dell’articolo 7, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106.Il conferimento del titolo “Capitale Italiana della Cultura”, in linea con l’Azione UE “Capitale Europea della Cultura 2007-2019”, si propone i seguenti obiettivi: stimolare una cultura della progettazione integrata e della pianificazione strategica; sollecitare le città e i territori a considerare lo sviluppo culturale quale paradigma del proprio progresso economico e di una maggiore coesione sociale; valorizzare i beni culturali e paesaggistici; migliorare i servizi rivolti ai turisti; sviluppare le Industrie culturali e creative; favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana. Il titolo di “Capitale Italiana della Cultura” è conferito per la durata di un anno».

Mantova è una splendida città della Lombardia sud-orientale, capoluogo di provincia. Nel V secolo a.C. il territorio sul quale sorge fu occupato dai Galli Cenomani e già dal 214 a.C. la città è citata come colonia romana.

Subì in epoca medievale parecchie invasioni. La sua importanza andò crescendo nei secoli IX e X, specialmente quando divenne feudo dei Canossa. Dopo la morte della contessa Matilde, nel XII secolo, fu libero comune, prima in lotta con il Barbarossa, poi alleato dello stesso.

Conobbe la signoria dei Pinamonte dei Bonacolsi, quindi quella ben più duratura dei Gonzaga, che si prolungò per quasi quattro secoli e lasciò la sua impronta nella città, abbellendola di chiese e palazzi. Gravissimi danni subì durante la guerra di successione nel XVII di Mantova e del Monferrato, dove furono distrutte numerose opere d’arte e la popolazione fu decimata dalla peste.

Nel 1707 fu occupata dall’esercito imperiale durante la guerra di successione spagnola ed inclusa nell’impero austriaco. A testimonianza della sua storia così ricca di vicende rimangono numerosissimi monumenti, alcuni dei quali molto ben conservati.

Basilica San Lorenzo
Basilica San Lorenzo

Il più antico di essi è la caratteristica basilica di San Lorenzo, romanica, a pianta rotonda. Belle sono la cattedrale gotico-lombarda con facciata settecentesca e la Basilica di Sant’Andrea, costruita su disegno dell’Alberti.

I palazzi del Broletto e della Ragione sono testimonianze dell’epoca comunale; il castello di San Giorgio e il palazzo ducale costituiscono una prova dell’antico splendore della corte dei Gonzaga.

Prezioso per architetture e decorazioni è pure il Palazzo Te’, opera di Giulio Romano. Nel complesso questa città dall’aspetto tranquillo, che vive soprattutto di un’economia agricolo-commerciale, è ricchissima di opere d’arte, e porta ovunque le tracce degli artisti che qui operarono, dal Mantegna all’Alberti, da Giulio Romano a Filippo Juvarra.

A parte l’arte anche la gastronomia a Mantova non è da meno. I piatti tipici sono di derivazione contadina, alcuni con ingredienti semplici e poveri, ma interessantissimi, mentre altri sono più aristocratici e sostanziosi, legati alla corte raffinatissima dei Gonzaga, amante delle spezie, dei condimenti e dei sapori agro-dolce.

Il formaggio Grana Padano la fa da padrone, una DOP conosciuta anche all’estero, nato a sud di Milano nell’abbazia di Chiaravalle nel 1134, simbolo per eccellenza di tutta la pianura della bassa padana.

SALAME MANTOVANO

Il salame mantovano è un altro salume d’eccellenza, che si caratterizza per un piacevole aroma d’aglio all’interno dell’impasto di carne suina e pepe.

Tra i primi piatti si ricordano i trigoli o castagne d’acqua, i famosi tortelli di zucca, dal particolare ripieno a base di amaretti sbriciolati, gli agnoli, il risotto alla pilota, condito con pistume di maiale, burro, grana e qualche puntèl ossia braciola di maiale e i capunsei, simpatici gnocchi di pane di forma cilindrica e affusolata, conditi con burro ed erbette miste.

sbrisolonaTra i secondi si annoverano le frittate a base di rane, di cipollotti o con i saltarèi, conosciuti come gamberetti di lago.

Una grande varietà di dolci soprattutto secchi, chiude in bellezza la cucina mantovana, da inzuppare in vini liquorosi o grappe, come la sbrisolona (*in foto), fatta di farina bianca, gialla e mandorle, i bussolani o ciambelline, la torta di tagliatelle e il fiapòn a base di ritagli di polenta, buccia di limone, farina e cosparso con abbondante zucchero a velo.

Nominare Mantova “Capitale della Cultura” non è stata di sicuro una scelta fatta a casaccio, ma una scelta consapevole che porterà senza ombra di dubbio, ancora più in alto, il nome del Bel Paese in tutto il mondo.

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