Roma, quartiere San Giovanni, a due passi dalla Basilica. E’ qui che nasce il primo “anti caffè” della Capitale. Qui si paga solo il tempo, si tratta del primo social-bar dove il prezzo è dettato dalle lancette dell’orologio: quattro euro la prima ora, tre euro le ore successive.

Spopola anche in Italia il trend europeo dei locali pubblici concepiti come un ufficio condiviso. Non si pagano le consumazioni ma il tempo che vi si trascorre al suo interno.

La Capitale romana ospita l’idea, in un locale di nuova generazione, dove il tempo è denaro ma tutto il resto è gratis: wi-fii illimitato, stampanti, scanner, bevande e snack. Volendo ci si può portare il pranzo da casa.

Un luogo di incontro, dove studenti, freelance, amici, si ritrovano insieme per studiare, chiacchierare o lavorare insieme. Qui, infatti, sono nate fusioni ed accordi dopo anche un solo incontro. Un vero e proprio “coworking” se si vuole, uno spazio condiviso per lavorare e a basso costo.

Di giorno ufficio per freelance, architetti, precari; di sera casa per studenti con giochi da tavola, carte, wi-fi e musica. C’è anche una bacheca per gli incontri di lavoro. Unico esempio in Italia – firmato da Leonid Goncharov – che ha subito fatto parlare di sé per la sua giovane età, 23 anni al momento del lancio.

L’idea è nata in Russia, ispirandosi agli “Ziberflat”, antitesi del pagamento a consumo. Diffusasi in molte capitali europee come Parigi – dove rappresenta un’alternativa concreta al lavoro in appartamento, spesso troppo piccolo per garantire un ampio spazio.

Hanno fatto seguito metropoli come Londra e Berlino. L’“anti-caffè” è un’idea economicamente affascinante, ma anche un’occasione per i giovani che hanno voglia di nuove conoscenze, nuove forme di collaborazione. Si configura come un posto che si pone come un mix tra il salotto di casa e il proprio ufficio, un modo per uscire di casa e cercare all’esterno input nuovi per studiare o lavorare.

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