La sicurezza alimentare unitamente alla difesa della biodiversità ed alla lotta ai cambiamenti climatici sono stati al centro del vertice della FAO di Roma, che si è concluso da poco.

Oltre un miliardo di persone del nostro pianeta non hanno accesso al cibo necessario per sfamarsi. Sul tema, a rubare la scena, è stato il Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso, che ha parlato di come il tema della fame nel mondo sia strettamente collegato ai cambiamenti climatici ed agli effetti della crisi economica.

Al recente G8 svoltosi all’Aquila ci si è impegnati per il prossimo triennio a stanziare 20 miliardi di dollari per raggiungere la sicurezza alimentare globale sostenibile. Ma Barroso ritiene, questo pur importante passo in avanti, non sufficiente.

C’è bisogno di un maggiore impegno volto ad estendere la produzione agricola così da poter fronteggiare più efficacemente i cambiamenti climatici sull’agricoltura. Lo scorso l’anno L’Unione Europea ha investito fondi aggiuntivi per ben un miliardo e mezzo di dollari destinati a contrastare l’aumento dei prezzi alimentari. Barroso ha annunciato che nei prossimi tre anni saranno stanziati altri quattro miliardi di dollari per sostenere i paesi che hanno necessità di potenziare la propria sicurezza alimentare ed adeguarsi ai cambiamenti climatici, altri fondi sono in via di definizione all’interno del pacchetto finanziario che l’Unione sosterrà al prossimo vertice sui cambiamenti climatici di Copenaghen. Per Barroso occorreranno notevoli investimenti per far sì che l’agricoltura sia in grado di fronteggiare i cambiamenti climatici e la crescente intensità e frequenza di eventi atmosferici eccezionali. Questi ultimi colpiscono pesantemente le popolazioni più povere, il costo dei cambiamenti climatici sarà particolarmente elevato per i piccoli agricoltori. Il Presidente della Commissione ha messo tutti in guardia sul rischio che nell’arco di settant’anni la siccità avrà ridotto di quasi un quinto la capacità cerealicola dei paesi più poveri.

Di grande importanza in questo ambito è la difesa della biodiversità. Difatti un ecosistema variegato è in grado di resistere maggiormente agli stravolgimenti climatici in atto. La biodiversità viene vista da Barroso come un’ “assicurazione naturale” essenziale ai fini di una produzione alimentare sicura e stabile nel lungo periodo.

Le carestie avvenute in Irlanda nel XIX secolo ed in Etiopia negli ultimi decenni del secolo scorso dimostrano come un’agricoltura non diversificata sia molto vulnerabile rispetto ai cambiamenti climatici.

La diversificazione delle colture comporta grossi benefici a tutto l’ecosistema, le varietà resistenti alla siccità ed alle inondazioni permettono non solo l’aumento della produttività, ma rappresentano un argine verso la desertificazione e l’erosione del suolo. Inoltre essa comporta anche una riduzione dell’uso di pesticidi costosi e dannosi per l’ambiente. Barroso spinge per la costituzione di un gruppo intergovernativo per la sicurezza alimentare mondiale, al pari di quello istituito dall’ONU sui cambiamenti climatici.

Questo problema riguarda drammaticamente i paesi in via di sviluppo ma anche l’Europa stessa, dove nonostante l’elevato tenore di vita medio ben il 17 % della popolazione dell’Unione è afflitta dalla povertà alimentare. Il piano approntato prevede la distribuzione delle eccedenze alimentari a questa fascia di cittadini europei (cereali, zucchero, latte in polvere e burro).

Quest’anno i 19 stati membri hanno deciso di stanziare quasi cinquecento milioni di euro. La commissaria per l’agricoltura e lo sviluppo rurale ha dichiarato che si tratta di un aiuto concreto dell’Unione verso le persone svantaggiate e che pertanto è necessario che il piano venga attuato in modo coretto facendo giungere i prodotti a chi ne ha effettivamente bisogno.

 

Vito Aita

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