Segnali di sofferenza dal settore dell’olio d’oliva, in particolare nell’export, da sempre punto di forza del comparto anche in tempi di crisi. Ad affermarlo è ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, che negli ultimi mesi ha rilevato una diminuzione delle vendite sul mercato estero.

A marzo si è registrato un calo nelle esportazioni del 7,4% rispetto allo stesso mese nel 2011, analogo a quello della Spagna, Paese che rappresenta il tradizionale concorrente dell’Italia nel comparto oleario.

Sempre a marzo, Asoliva, l’Associazione degli esportatori, ha infatti registrato unadiminuzione del 2,9, che per l’extravergine confezionato sale al 3,2%. Insomma, il disagio del settore non si limita agli operatori italiani, ma appare generalizzato.

“Le difficoltà dell’export – osserva Claudio Ranzani, direttore generale di ASSITOL – destano preoccupazione negli industriali. La diminuzione delle esportazioni colpisce un comparto che, da anni, basa buona parte della sua solidità sulle vendite all’estero”. Le aziende del settore, infatti, commercializzano, in media, circa il 60% del prodotto confezionato, soprattutto in Europa e Stati Uniti.

Più che il calo complessivo dell’extravergine, preoccupa che a soffrire la congiuntura negativa siano gli oli con prezzi più alti. “E’ ovvio che, in un momento economico delicato, la scelta del consumatore privilegi prodotti più convenienti – spiega il direttore dell’associazione – crediamo però che il settore paghi i contratti non rinnovati dai buyers stranieri, quando le quotazioni alla produzione in Italia erano ai massimi livelli”.

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