Il fatto che ben l’86 per cento dei comuni in Campania è su un territorio a rischio idrogeologico per frane e alluvioni dimostra la necessità di abbandonare il concetto di protezione civile intesa come serie di interventi decisi dopo eventi negativi, con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura della prevenzione basata sull’organizzazione degli interventi di ordinata manutenzione del territorio.

E’ quanto ha rilevato la Coldiretti che, nel commentare la frana di Atrani nella costiera Amalfitana avvenuta nei primi giorni dell’anno, ha espresso un profondo cordoglio per la vittima.

In Italia ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità, con la regione Campania che si colloca ben al di sopra della media.

Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione e cementificazione, spesso incontrollato, che aumenta la fragilità del territorio è stato favorito anche al fatto che – precisa la Coldiretti – negli ultimi 40 anni un’area grande come due volte la regione Lombardia per un totale di cinque milioni di ettari è stata sottratta all’agricoltura, con una riduzione del 25 per cento.

L’erosione di terre fertili è imputabile alla sottrazione per usi industriali, residenziali, civili ed infrastrutturali, oltre che all’abbandono delle zone marginali non più convenienti economicamente ed insieme ai cambiamenti climatici che si manifestano con una modificazione della distribuzione delle piogge e l’aumento dell’intensità delle precipitazioni rappresenta – conclude la Coldiretti – un mix micidiale che impone una più attenta politica della prevenzione.

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here