Il “progetto nazionale Orti Urbani”, proposto da Italia Nostra nel 2006, si estende sempre di più e, dopo l’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani), con cui nel 2008 si è stipulato un primo protocollo d’intesa, anche il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali ha siglato – a Padova – la propria adesione con un nuovo protocollo.

Favorire e diffondere la cultura del verde e dell’agricoltura tra i cittadini sia nelle città che nelle aree periurbane, limitare il consumo del territorio, specie agricolo, riqualificare aree degradate, valorizzare le produzioni ortive tipiche e locali spesso in via di estinzione, nonché migliorare la qualità dell’ambiente. Molteplici gli obiettivi insiti nel progetto che, da Nord a Sud, dalle grandi metropoli ai piccoli centri, punta a costituire un’unica rete di Orti urbani e periurbani in tutta Italia, accomunati da regole etiche condivise, pur nella diversità delle tipologie, degli usi, dei luoghi, dei territori, per rafforzarne l’identità e la conoscenza, e favorire lo sviluppo di un’economia etica a vantaggio diretto per le comunità.

Oggi sono quasi 500 mila i metri quadrati di Orti Urbani. Numeri apparentemente modesti, ma destinati a crescere notevolmente e rapidamente. Sono numerose infatti le città che hanno chiesto di aderire: Foligno progetta un orto di 2 mila metri quadrati in una villa storica in centro, Ostuni riqualificherà tutta la cinta muraria con orti terrazzati, Perugia punta sui 5 mila metri quadrati dell’orto-frutteto annesso al convento di San Matteo degli Armeni. E anche grandi città cominciano a entrare in gioco: da Genova a Padova (dove il Circolo Wigwam recupera le melanzane bianche di Imola, i pomodori Belmonte e Siberia e la famosa patata blu di Magone) e a Torino che vuole arrivare a 2 milioni di metri quadrati di orti.

Una scelta che ha un doppio significato: l’orto come strumento non solo di aggregazione sociale, ma anche di riqualificazione urbana. “Creare una rete di orti caratterizzati da un marchio – spiega Evaristo Petrocchi, responsabile del progetto Orti Urbani di Italia Nostra – offre una possibilità di rilancio a una tendenza che si sta delineando già da qualche anno e che è destinata ad estendersi con lo sviluppo delle aree orticole, che sia grandi metropoli che comuni medio piccoli hanno intenzione di sostenere ancor più efficacemente con nuovi orti o con la riqualificazione di quelli già esistenti o in corso di realizzazione: oltre al Comune di Padova, i comuni di Ostuni, Roma, Genova, Torino, Savona, Perugia, Foligno, Marsciano, S. Anatolia di Narco, Amelia, Lugnano in Teverina, Bevagna, Favara, e altri ancora”.

Alcuni casi

Genova: il comune, dall’iniziale adesione con i 7 mila metri quadri dell’area di “Begato”, riguardante orti “sinergici” o “innovativi”, intende partecipare anche con tutte le aree oggetto di orti tradizionali (circa 140) per una superficie di 300 mila metri quadri.

Padova: il comune, dai primi 4 mila metri quadri della cosiddetta zona “Mandrie”, intende estendere l’adesione con ulteriori 18 mila metri quadri nei vari quartieri della città per destinare orti di circa 30/40 metri quadri ciascuno, a cittadini di ogni età e associazioni, con una funzione destinata a soddisfare non solo le esigenze di anziani o pensionati, ma di ogni categoria sociale. Sempre a Padova, è significativa anche l’adesione di privati quali il Circolo Wigwam dove si pratica orticoltura per i soci in un’area di circa 2 mila metri quadri e si è ripristinato un orto antico di melanzane “bianche”di Imola, di pomodori “Belmonte” e “Siberia” e la famosa “patata blu di Magone”.

Torino: il comune, che intende arrivare ad una superficie di 2 milioni di metri quadri di orti, partecipa al progetto nazionale già con circa 50 mila metri. Questi sono destinati ai residenti per dare maggiore impulso alla qualità delle coltivazioni, all’educazione alle pratiche agricole e all’attività formativa nel settore.

Non meno significative le esperienze dei comuni minori:

Sant’Anatolia di Narco (Perugia): nei pressi dell’Abbazia di San Felice l’amministrazione ha destinato 4.500 metri quadri, alla coltivazione della canapa, oggi in disuso, per valorizzare il proprio territorio.

Foligno: qui si sta realizzando un orto di 2.000 metri quadri in pieno centro in una villa storica, “Villa Jacobilli”, con annesso anche un mercato.

Ostuni: il progetto degli orti urbani punta alla riqualificazione di tutta la cinta muraria caratterizzata da tipici orti “terrazzati” (orti periurbani comunali) per circa 27 mila metri quadri e per la cui realizzazione ci si avvale di una Comunità di giardinieri locali con un progetto redatto in partenariato tra Istituti scolastici e associazioni del territorio che hanno, per l’occasione, censito e valorizzato anche gli antichi resti della civiltà Messapica del V e VI sec. a.C.

Perugia: i 5 mila metri quadri dell’orto frutteto annesso all’antico convento di San Matteo degli Armeni di Perugia, puntano a favorire la socialità e la vivibilità nello storico quartiere Sant’Angelo (uno dei più antichi della città) che sarà destinato ad orticoltura di qualità per un primo appezzamento di 700 metri quadri.

Roma: la Capitale, che vanta una grande diffusione di orti, annuncia ulteriori 5 mila metri quadri nell’area della zona cosiddetta Giustiniana e nel cuore della valle della Caffarella, con la riattivazione della gestione agricola dei circa 170 ettari di proprietà comunale. L’idea è quella di mantenere viva la testimonianza dell’uso del suolo di questo territorio che, fin dai tempi dei romani, aveva la funzione di rifornimento di frutta, verdura e foraggio per Roma. L’obiettivo di fondo è quello di creare uno spazio aperto di didattica e ricerca, un’aula all’aperto dove sperimentare tecniche colturali ed approfondire la conoscenza del mondo naturale.

Favara (Agrigento): ben 50 mila sono i metri quadri interessati dal progetto di Favara, in Sicilia, che ha programmato di trasformare un’intera vallata in coltivazioni agricole per gli abitanti (loc. Vallone della Favara, cd. Valle degli Orti dove si prevedono 70 lotti di superficie di circa 250 – 300 metri quadri ciascuno).

Amelia (Terni): qui sono previsti orti su circa 3 mila metri quadri in località Sant’Angelo e zona seminario.

Marsciano (Perugia): partecipa al progetto con due aree urbane in località “Ammeto” di circa 13.200 metri quadri già destinate a verde pubblico con l’intento di farne un parco “culturale” inteso come “orto-giardino” della città che valorizzi anche le tradizioni e la memoria storica dei luoghi.

Ma le aree interessate dal progetto nazionale sono in realtà ben maggiori di queste descritte e rappresentano, per molti comuni aderenti, solo il primo esempio pilota per riqualificare tutto il proprio territorio con più vasti programmi di agricoltura di qualità a servizio delle città, dando anche al contempo ai cittadini una possibilità di sviluppare una economia etica in questo difficile momento di crisi.

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