CIVITA DI BAGNOREGIO (VT). Una bella giornata di sole può dare lo spunto per visitare questo affascinante paese dell’alto Lazio, inserito nello scenario suggestivo della Valle dei Calanchi, tra il lago di Bolsena e il Tevere.

Costruita sulla sommità di un colle, la piccola frazione di Civita, nel territorio comunale di Bagnoregio ha origini antichissime, essendo stata fondata dagli Etruschi 2500 anni fa, tanto che ancora oggi conserva l’impianto urbanistico di base, costituito da cardi e decumani secondo l’uso etrusco e poi romano, mentre l’intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.

Il delicato assetto geologico della Valle dei Calanchi, caratterizzato dalla sovrapposizione di strati argillosi e tufacei, ha fatto sì che secoli di disboscamento seguiti dall’azione erosiva degli agenti atmosferici abbiano causato nel tempo una serie di innumerevoli frane che hanno eroso in maniera massiccia i rilievi collinari e le strade di collegamento, lasciando alla fine completamente isolato il piccolo borgo, per accedere al quale nel 1965 è stato costruito un ponte pedonale. Abbandonato dalla quasi totalità degli abitanti è stato definito spesso “il paese che muore”.

Nel percorrere le mute vie del paese praticamente abbandonato si possono vedere alcune case medioevali, la chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale, il Palazzo Vescovile, un mulino del XVI secolo, la casa natale di San Bonaventura e la porta di Santa Maria, con due leoni che tengono tra le zampe una testa umana, a ricordo di una rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.

Roberto Pellecchia

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