SALERNO. In meno di 50 km si può passare – senza che manchi la meraviglia – dal mare alla montagna, dai cesti di pesce del porticciolo a quelli di castagne.

E’ questa la distanza tra Salerno e Acerno, la più rinomata località di montagna della provincia.

Denominata “la città delle acque” perchè ricca di corsi fluviali e sorgenti, è un polmone verde di grande importanza coi suoi 5 mila ettari di bosco incontaminato.

E la montagna in autunno vive la “sua” primavera, grazie alla ricchezza delle erbe spontanee, di frutti di bosco e bacche, castagne, funghi, noci e tartufi neri.

Difatti per Acerno si apre proprio ora la stagione invernale, quella fatta da chi ama la sua pace, l’aria salubre, la piazzetta tipica, la cucina schietta e godereccia. Un borgo che ha saputo – nel tempo – accogliere turismi differenti, ma sempre rispettosi di una realtà ancora autentica, che non si è fatta mai piegare dalle richieste e dalle mode.

ACERNO

Dal Villaggio San Francesco al Seminario Vescovile estivo, passando per le numerose iniziative che ne fanno un riferimento per scout, ambientalisti, famiglie. Meno di tremila abitanti abituati ad accogliere, come solo chi è cresciuto in montagna sa fare.

Cuore del Parco Regionale dei Monti Picentini, Acerno dal 1984 offre agli appassionati di trekking oltre 250 km di percorsi, consentendo di raggiungere le principali vette, tra cui il Cervialto e il Terminio, che superano i 1800 metri.

SANTA MARIA DEGLI ANGELI ACERNOPasseggiando nel centro sarà facile notare la chiesa di San Donato (il patrono) e quella Madre di Santa Maria degli Angeli (in foto), ma certamente a restare protagonisti sono la natura e la gastronomia.

Numerosi gli esercizi di qualità tra cui agriturismi, ristoranti e botteghe, dove degustare e fare incetta di conserve locali.

La pasta è ricca, ripiena oppure accompagnata da tartufi e porcini, imperdibile un piatto di tagliatelle. Ma in questo periodo largo spazio alle zuppe che mescolano sapientemente legumi, verdure e castagne.

Un’altra tipicità culinaria è rappresentata dalle patate cotte sotto la cenere, una volta rappresentavano un piatto unico, o una pausa sostanziosa, oggi sono uno strappo alla dieta che val la pena di mettere in conto.

Patate di montagna che trovano molto spazio in diversi piatti, tra cui l’accompagnamento succulento col lardo ed i funghi.

PASTICELLA ACERNOMa una fetta importante del gusto acernese è data dai dolci. Uno su tutti le pasticelle, ripiene con castagne, zucchero, anice, uvetta e cacao. E’ facile intuire quanto l’utilizzo delle castagne nei dolci non si fermi qui.

I golosi si preparino anche a castagnacci e torte alle castagne, di cui la cultivar più tipica è l’Inserta.

Festeggiate in luglio, ma apprezzate in tutte le stagioni in barattolo, le fragoline di bosco permettono ad Acerno di vantare delle imbattibili fragolate fresche.

E se non bastasse i liquori tradizionali trovano spazio nelle doverose varianti territoriali, così ecco comparire la crema di castagne, quella di fragole ed il tipico fragolino.

Non si torna a mani vuote da Acerno, impossibile. Un luogo dove il respiro è lungo, pieno, piacevolmente lento. Una vera mèta slow per famiglie alla ricerca di spazio, disponibilità e cibo genuino.

Antonella Petitti

Rispondi

Please enter your comment!
Please enter your name here