Il kiwi è coltivato in Italia su una superficie pari a circa 29.000 ettari, concentrati per l’86% in 5 Regioni (Lazio 32%, Piemonte 21%, Emilia – Romagna 14 %, Veneto 13%, Calabria 6%), la cui produzione è esportata per oltre il 70% del suo potenziale (più di 360.000 tonnellate esportate nel 2009, pari al 76% dell’offerta nazionale).

La produzione di kiwi in Italia si attesta sulle 460.000 tonnellate di prodotto commercializzabile, a cui si può attribuire un valore commerciale medio pari a circa 800/900 euro a tonnellata, con un valore economico stimabile in circa 400 milioni di euro.

“È indispensabile fornire strumenti che siano in grado di rispondere in maniera rapida ed efficace all’emergenza che il settore sta vivendo, e da parte di questo Ministero c’è la massima disponibilità a studiare insieme con tutti gli attori le strategie di intervento più efficaci”.

Lo ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, presenziando il tavolo sull’emergenza del cancro batterico dell’actinidia che sta mettendo a rischio la produzione italiana di kiwi. Il Ministro ha annunciato la volontà del Mipaaf di assumere il coordinamento di tutte le iniziative di ricerca in questo campo, sia a livello nazionale che regionale, istituendo un tavolo per condividere con tutti gli attori istituzionali e del settore produttivo le iniziative da assumere in questo senso.

Le azioni da mettere in pratica sono già state individuate con il Decreto Ministeriale 7.2.2011 – Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo o l’eradicazione del cancro batterico dell’actinidia causato da Pseudomonas syringae pv. Actinidiae. Si tratta ora di metterle concretamente in atto, attivando le necessarie disponibilità finanziarie.

Tale decreto, infatti, prevede l’individuazione sul territorio di zone caratterizzate da un diverso grado di contaminazione, per ognuna delle quali sono state definite le specifiche misure fitosanitarie che si rende necessario adottare. Inoltre, sono state messe a punto misure fitosanitarie per la gestione di tutta la produzione vivaistica di piante di actinidia e del relativo materiale di moltiplicazione, inclusa la fonte primaria, i campi di piante madri e la micropropagazione, che prevedono, fra le altre cose, anche l’etichettatura delle singole piante. Il primo intervento previsto è quello dell’espianto e della conseguente distruzione tramite bruciatura immediata e sul posto delle piante che manifestano i sintomi della malattia.

Questo, come detto, determina la necessità di reperire le risorse da poter utilizzare per rendere efficaci le misure, ovvero forme di compensazione economica che prevedano sia il finanziamento dell’espianto e del  reimpianto di altre specie sia una forma di rimborso per il mancato reddito. Allo studio c’è anche l’eventuale blocco di nuovi impianti che però dovrebbero rientrare nell’ambito di un protocollo generale per incidere in maniera efficace sulla diffusione della malattia.

Nel medio periodo è però necessario intervenire con maggiore decisione a sostegno della ricerca, soprattutto di quella finalizzata all’individuazione di varietà resistenti alla malattia. A questo proposito il Ministero ha avviato una serie di iniziative, in accordo con le Regioni, che dovrebbero presto portare alla messa a disposizione di 6,4 milioni di euro da destinare alle emergenze fitosanitarie.

Ulteriori risorse potrebbero essere attivate nell’ambito dei Psr (Programmi di sviluppo rurale) e dei piani di settore. Il Direttore generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della Salute, Silvio Borrello, ha inoltre annunciato l’immediata introduzione di una deroga di 120 giorni all’utilizzo di una serie di prodotti a base di rame per combattere la diffusione dell’infezione.

All’incontro erano presenti i rappresentanti delle Regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto, le organizzazioni di settore (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Legacoop, Concooperative-Federagri, Unci, Agci, Anpa, Uiapoa, Unacoa, Unaproa, Fruitimprese, Cso, Civi-Italia) e rappresentanti di Inea, Ismea, Cra ed Agea.

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