Il 20 ottobre è in uscita il primo libro del giornalista RAI Bruno Gambacorta intitolato “Eat Parade”, che raccoglie 35 storie fra le più interessanti dei primi 13 anni della rubrica. Bruno Gambacorta è una delle più note firme del TG2, oltre che inventore di Eat Parade, il primo telegiornale italiano dedicato all’enogastronomia, seguito mediamente da 2,5 milioni di spettatori ogni settimana da 14 anni.

Lo abbiamo incontrato pochi giorni prima dell’uscita del suo libro, una sintesi in cartaceo della sua rubrica di enogastronomia e alimentazione.

Com’è nata l’idea di mettere su carta la tua rubrica?

Sono un appassionato di gialli, a casa custodisco con venerazione l’opera omnia in originale di Michael Connelly (grande giornalista divenuto eccellente giallista e scrittore preciso e coinvolgente) e immaginavo che, se mai avessi vinto la pigrizia e mi fossi messo a scrivere, sarebbe stato per seguire le sue orme…

Il caso ha voluto diversamente: quando mi hanno contattato per chiedere se fossi interessato a scrivere qualcosa di…commestibile, non ho saputo sottrarmi, pur convinto che in Italia escano fin troppi volumi, e che librai e lettori non sappiano più come gestire questa proposta multiforme e sempre più invitante, ma, di fatto impossibile da seguire. Io stesso, pur essendo un lettore onnivoro e infaticabile, riesco a leggere l’un per cento di quello che mi interesserebbe, e sogno di poter, da pensionato, finalmente colmare qualche lacuna.

Ti sono venute in mente delle idee nuove, nel panorama dell’editoria di settore?

Nello scrivere la mia prima opera ho pensato soprattutto al lettore: titolo facile da ricordare, stile diretto da giornalista televisivo, storie brevi e dense come quelle che da circa 15 anni vanno in onda dentro Eat Parade, la rubrica di enogastronomia e alimentazione del Tg2.

Raccontaci nel dettaglio come hai concepito questo tuo lavoro…

Una versione scritta del primo “TG del cibo e del vino”, che è stato seguito in media, ogni settimana, da due milioni e mezzo di spettatori. Un racconto più ricco di particolari, più attento a quegli aspetti che in un TG purtroppo non trovano spazio. Le storie sono 36, una per ciascuna regione e qualcuna in più per poche altre. Le ricette il doppio, quindi più di settanta, tutte d’autore, alcune semplicissime e folgoranti, altre più complesse e sontuose.

In pratica cibo e vino legati al territorio e quello che il prodotto rappresenta nelle regioni stesse…

Il cibo e (in misura minore) il vino sono il leit motiv  che lega fra loro i detenuti di Bollate e i coltivatori di limoni di Sorrento, il principe collezionista d’arte e gli ex-tossicodipendenti di San Patrignano e di Mondo X, il docente universitario esperto di antichi formaggi siciliani e il direttore di reti televisive diventato olivicoltore e frantoiano.

Il cibo è ciò che ha salvato intere valli del Trentino dallo spopolamento, e nel mio libro si trovano non le storie già più conosciute delle vallate che forniscono mele o spumante a tutta l’Italia, ma quella meno note,  di chi procura a pasticceri e casalinghe i preziosi frutti di bosco…Cibo e vino, sempre loro, sono ciò che ragazzi appassionati e coraggiosi, con l’aiuto di Don Ciotti e di Libera, in molte regioni del sud stanno ricavando dalle terre sequestrate alla mafia.

Ma anche in una regione meridionale come la Basilicata, che negli ultimi decenni invece della delinquenza ha avuto in sorte il petrolio, fagioli e peperoni, pecorini e Aglianico sono diventati un fattore di identità, un baluardo contro l’invadenza dell’oro nero.

Allora avrai anche “storie” da raccontare!?

Il mondo dell’enogastronomia è fatto di storie di uomini, di gente vera…una storia che a me piace molto è quella della “mozzarella perfetta”: prodotto straordinario, sul quale si potrebbero scrivere interi volumi.

Con Roberto Saviano condivido (fra l’altro) il primo punto del decalogo sulle “cose per cui vale la pena di vivere”: la mozzarella ci sta proprio bene, anche se lui cita espressamente quella aversana mentre io, che ho lasciato Caserta all’età di cinque anni, non ho preferenze geografiche. Amo tutte quelle fatta a regola d’arte, e in compagnia del “signor Vannulo” tento di spiegarvi come e perché…

Attraverso i prodotti peculiari delle regioni ci sono anche storie di uomini, personaggi attaccati alle tradizioni, che si esprimono, attraverso il lavoro, protagonisti, luoghi e prodotti!

…che dire di Graziano Pozzetto? Uno dei personaggi più belli della sezione “Far sapere”. Dopo una vita lavorativa spesa a fare altre cose, questo omaccione romagnolo comincia a sfornare un libro dopo l’altro, fino a creare una specie di enciclopedia, colta e popolare al tempo stesso, della cucina romagnola.

C’è qualcosa che ti è rimasto più nel cuore?

Ho amato tutti i luoghi e tutte le persone che ho incontrato, ma ho un’ulteriore piccola segnalazione per due storie corali: la salvezza degli ulivi millenari della Puglia e la resistenza civile dei ristoratori aquilani alla morte del loro centro storico dovrebbero essere di esempio a tutti, soprattutto a chi si lamenta e non fa niente per migliorare le cose. Buona lettura e buoni assaggi.

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