La pizza fritta è una ricetta tipica dell’alto Lazio, ma è diffusissima in tutto il Mezzogiorno. Praticamente è pasta di pizza fritta (con le dovute varianti tipiche di ogni zona) e solitamente mangiata, oltre che da sola, accompagnata da sugo di pomodoro o affettati.
L’imperativo è senza dubbio mangiarla calda calda, appena fatta, eppure se l’impasto è davvero buono anche il giorno dopo può essere un ottimo snack.

Nella cucina napoletana, con lo stesso nome si indica il calzone fritto che di solito contiene ricotta, cicoli e salame. Nell’avellinese, invece, a Nusco la pizza fritta viene gustata con l’aggiunta di menta.

Due gli appuntamenti più noti e dedicati a questo piatto: ogni secondo sabato di ottobre si tiene a Strangolagalli (FR) la “Sagra delle stesa”, che va avanti da oltre dieci anni. A Cervaro (FR) da qualche anno viene organizzata una giornata della pizze fritte con aggiunta di mortadella. Nelle frazioni di alcuni paesi della Valtiberina vengono organizzate sagre della Ciaccia fritta che è la versione aretina di questo piatto.

Ma, come accennavo in precedenza, e’ pizz fritt sono diffuse in tutto il Mezzogiorno, dunque anche in Puglia. Vi riporto la ricetta della signora Concetta che, vi assicuro sono testimone, è una grande cultrice:

Lessate una patata e passatela nel passaverdure, dopodiché mescolate ad essa 300 grammi di farina di grano duro e 200 grammi di farina di grano tenero.

Continuate sempre a lavorare l’impasto, è importante. Aggiungete anche 10 grammi di zucchero e lavorate, se ce la fate “di gomito”, altrimenti chiedete aiuto ad una impastatrice elettrica!
Formate una conca e sbriciolate al suo interno un cubetto di lievito di birra, nel frattempo avrete messo a riscaldare 200 grammi di acqua e 100 grammi di latte e un poco di sale.

Con questo liquido caldo ottenuto, scioglierete il lievito nella conca e continuerete ad impastare. Infine aggiungete 20 grammi di olio extravergine di oliva.
Quando l’impasto vi sembrerà omogeneo e compatto lasciate lievitare per un’ora circa.

A questo punto non vi resta che l’operazione “frittura”….chiudete le porte, accendete la cappa aspirante, aprite le finestre e friggete in abbondante olio.

Quello extravergine va benissimo ed è sempre il migliore, certamente quello di semi può risultare un pochino più leggero.

P.S. Quand’ero piccina mia madre ce le serviva in versione dolce, e cioè cosparse col “vincotto”. Di solito è una sorta di sciroppo-marmellata ottenuto dall’uva, ma da me era fatto con i fichi.

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