Si dice Detroit si legge città industriale, legata all’automobile ed inserita nel triangolo industriale americano, che ha caratterizzato il made in USA nel mondo.

Tutto questo non vale più. Sia chiaro non è necessario arrivare negli States per trovare città industriali che hanno dovuto riconvertire la propria identità, per adeguarsi ai cambiamenti dell’economia. In Italia abbiamo l’esempio di Torino, città operaia legata anch’essa all’industria automobilistica.

Torino ha visto negli anni un ridimensionamento notevole del ruolo ricoperto dalla FIAT nell’ambito dell’economia urbana. Il lingotto, emblema delle potenzialità produttive della città, è ormai divenuto un polo culturale di dimensione europea. Ciò che rende invece originale il cambio di pelle di Detroit è la possibile riconversione agricola della città, posta al vaglio delle autorità cittadine.

L’idea guida è quella di creare la più grande fattoria urbana del mondo. Cosa ha reso possibile tutto questo? La città di Detroit ha visto negli ultimi anni una riduzione del numero di abitanti impressionante, dai quasi due milioni raggiunti nel pieno del boom economico – industriale siamo giunti a poco meno di seicentomila abitanti.

Il risultato è stato l’abbandono e lo spopolamento d’intere zone della città. Il possibile sviluppo agricolo di Detroit comporterebbe la possibilità di riqualificare intere aree ormai degradate, attraverso la creazione di quartieri pedonali, un piacevole paradosso per chi aveva legato la propria crescita economica all’automobile.

La creazione di un marchio “coltivato a Detroit” e la nascita di centinaia di fattorie agricole potrebbero creare migliaia di posti di lavoro, facendo diventare Detroit la prima città al mondo completamente autosufficiente dal punto di vista alimentare.

Su quest’ultimo punto conviene soffermarsi un attimo. Detroit è attualmente indicata come un vero e proprio deserto alimentare. Più della metà degli abitanti è costretta ad acquistare il cibo nei drugstore, nelle stazioni di servizio o nei fastfood, non essendo presente in città alcun supermercato alimentare.

Soltanto il sabato mattina è possibile recarsi al mercato dell’East Side, dove si vendono le verdure coltivate nei piccoli orti e nelle serre individuali della città. Prima di Detroit la cittadina di Youngstown in Ohio ha messo in atto lo stesso piano.

Per tornare a noi, oggi è al centro dell’attenzione di molti comuni della Campania il dibattito sulla trasformazione dei vecchi piani regolatori negli attuali piani urbanistici comunali. In molti comuni le aree agricole sono letteralmente assediate dall’edilizia. Il caso di Detroit, visto a margine dell’ennesimo mancato accordo sui cambiamenti climatici a Copenaghen, può contribuire a ridare una speranza per un futuro ecocompatibile del nostro pianeta. È proprio il caso di dire in bocca al lupo!

Vito Aita

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