La fregola sarda da qualche tempo non smette di far parlare di sè in Francia.

Saranno le citazioni importanti come quella di “Liberation”, oppure il suo continuo ingresso nelle migliori cucine del Paese della nouvelle cuisine.

Conquista anche gli ambienti diplomatici e si guadagna un ampio reportage a firma di Laure Bretton dedicato agli oltre 60 chef che lavorano all’Eliseo e ai menù preferiti dai salotti del potere francese.

L’articolo dal titolo “Le papille della Nazione” fa ampio riferimento alla fregola sarda e di come questa specialità dell’isola italiana abbia fatto la differenza.
Una pasta piccola e rondeggiante simile al cuscus israeliano, tipico del Campidano, la sua preparazione è molto semplice ed è a base di semola di grano duro e acqua.

La semola viene lavorata molto per poter ottenere piccole palline, si lavora in una terrina di terracotta dal fondo ampio e con un movimento delle mani circolare. Viene poi messa ad essiccare nel forno e viene preparata come un risotto e và cucinata al momento per evitare che si afflosci. Può essere abbinata sia al pesce che alla carne a seconda dei gusti.

La prelibatezza dell’isola italiana non è nuova alla conquista dei palati d’Oltralpe e della ribalta sulla stampa tansalpina. Già l’autorevole settimanale “Le Point” aveva citato la fregola sarda, raccontando di come avesse conquistato le tavole locali. Stando alle parole della stampa francese la fregola sarda è immancabile nelle migliori cucine francesi e molti chef sembrano non poterne più fare a meno.

Un bel riconoscimento per la gastronomia sarda (soprattutto perché proviene dalla Francia poco avvezza a dare risalto a prodotti non locali ) la cui cucina nel 2010 è stata nominata Patrimonio dell’Unesco.

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