Cresce il consumo di vino di qualità in Romania. E, di pari passo, si impenna l’importazione di etichette italiane che raggiungono un ragguardevole 40% sul totale.

Numeri importanti che testimoniano dell’appeal che il nostro vino continua ad avere oltre confine, sia sui mercati tradizionali che su quelli, come il romeno, ancora tutti da scoprire.
Ma il fascino del Made in Italy dalle parti di Bucarest non si limita al consumo delle nostre eccellenze enoiche.

E’ di questi giorni la notizia che una cittadina italiana si è aggiudicata il premio come miglior sommelier dell’anno al termine di una gara molto serrata, visti gli altissimi standard raggiunti dalla sommellerie rumena. Si tratta di Marinela Vasilica Ardelean, rumena di nascita ma con doppia cittadinanza da circa 15 anni e professionalmente attiva nel nostro Paese.

E’ stata lei a occupare il gradino più alto del podio nella 13esima edizione del contest che rientra nell’ambito di quelli organizzati sotto l’egida ASI (Associazione Internazionale dei Sommelier).
Una bella soddisfazione personale – sottolinea Marinela Vasilica Ardeleanma anche la conferma del fatto che il vino, in Romania, parla sempre più spesso italiano. Certo, non ci troviamo ancora di fronte numeri importanti, l’import del settore si attesta intorno ai 13 milioni di euro l’anno e quindi il business per le aziende italiane si aggira sui 5-6 milioni di euro. Ma i dati e gli studi parlano di un trend in forte crescita e quindi quello rumeno può diventare, per le cantine italiane, un importante punto di riferimento”.

L’impatto globale del mercato del vino è in effetti di 300 milioni di euro l’anno, con un consumo pro capite di circa 25 litri. Numeri che pongono la Romania nella top ten mondiale nel consumo dei vini giuridicamente tassati (dati OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino).

Ovviamente stiamo parlando di un mercato ancora giovanissimo – spiega la Ardelean – Basti pensare che nel periodo comunista l’attenzione era puntata unicamente sulla quantità. E da circa 20 anni che si è deciso di puntare sulla qualità, sia in termini di produzione che di consumo, e i risultati iniziano a vedersi. Tante enoteche, ristoranti con carte dei vini importanti, negozi gourmet. E, come filo conduttore, un’attenzione sempre viva nei confronti di tutto ciò che è Made in Italy”.
In questa sorta di Rinascimento del Vino, un ruolo fondamentale è quello ricoperto proprio dai sommelier.
Dal 2003 – racconta Marinela Vasilica Ardelean – la figura professionale del sommelier è stata introdotta nel Codice Rumeno delle Occupazioni e oggi sono centinaia i miei colleghi che svolgono una fondamentale attività divulgativa e promozionale, fondamentale per la commercializzazione del prodotto. Il tutto a un livello altissimo, se si pensa che nei vari challenge i sommelier rumeni si aggiudicano sempre i premi più importanti: quinto posto ai Mondiali di Tokyo, terzo posto agli Europei a San Remo. E sono tutti innamorati dei grandi vini italiani: Barolo, Brunello, Prosecco Superiore ma anche Chianti, Lambrusco, Greco di Tufo, Amarone e tanti altri”.

E quindi riflettori puntati su Bucarest e dintorni, mercato emergente e ricco di prospettive. Tanto più potendo contare su una testimonial brava e bella come Marina Ardelan, sommelier con doppio passaporto e un unico amore: il vino italiano.

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