ETICHETTEAllergie ed intolleranze alimentari fanno sempre più parte della nostra vita. Per chi ne soffre, le etichette del cibo sono molto importanti. Spesso le informazioni fornite dalle etichette hanno significati uguali, con frasi diverse, non considerano diversi allergeni.

Le informazioni sono spesso fuorvianti. E’ la tesi sostenuta da una ricerca dell’Università di Vittoria, in Australia, diretta dalla professoressa Kete Allen e pubblicata sul “Medical Journal of Australia. Gli scienziati hanno lavorato con 250 volontari, genitori con figli allergici, focalizzando la loro osservazione sul rapporto con le etichette dei prodotti alimentari.

E’ emerso un problema legato alle frasi: “Realizzato nello stesso stabilimento in cui vengono lavorati allergeni” e “Può contenere tracce di…” Come spiegano i ricercatori, le due frasi hanno lo stesso significato, ma nella prima, secondo il 65% degli intervistati non veniva considerata spesso, mentre accade, almeno per il 22% degli intervistati raramente la seconda ipotesi.

Di conseguenza, quando il genitore si trovava davanti ad un cibo con la prima dicitura, lo considerava “pulito” e lo somministrava al figlio senza particolari precauzioni. Secondo gli esperti dell’Università di Vittoria, nonostante i cibi possano rappresentare in realtà lo stesso livello di rischio, i consumatori percepiscono diversi rischi in base alle differenti parole riportate sull’etichetta.

Le politiche pubbliche che promuovono maggiore chiarezza ed un consistente uso di affermazioni di tutela che dovrebbero ridurre questa sottovalutazione. La professoressa Allen ritiene di dover equilibrare le spinte per la sicurezza di coloro che sono vulnerabili agli allergeni del cibo, con i requisiti di una produzione economicamente sostenibile. Insomma l’attenzione nelle etichette deve esser posta prima dai produttori e poi dal consumatore.

Maria Rosaria Mandiello

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