FORTE DEI MARMIMare azzurro, vele tese verso il sole, sabbie di velluto, leggero refolo di vento sotto gli ombrelli colorati, estate attesa tutto l’anno; un fazzoletto di spiaggia, lo sguardo verso le vette della Pania, il profilo severo della Dormiente, la vetta più altera delle Apuane, poi un giardino antistante la spiaggia, unico, spudorato nei colori, un trionfo di profumi. Qui la storia di un uomo, Nemo Berberi, un uomo di mare, in paese un’istituzione, una vita semplice ma ricca di accadimenti ed emozioni, mai banali, pieno di passione per la sua terra, il mare e la Versilia, una grande cultura del mare tanto da farne il suo elemento, le vele delle sue barche, sogni di evasioni per paesi lontani, sogni legati al mare, una vita cadenzata dal movimento delle onde, inesorabile, dolce, ripetuto, senza tempo.

Incontro al Forte dei Marmi, al Bagno Assunta, il mitico Capitano Nemo Barberi, un “giovanotto maturo” dalla folta capigliatura bianca e il mare negli occhi, la faccia arsa dal sole e i solchi del viso che sono tutti i suoi sogni diventati nuvole, una famiglia legata fortemente al mare della Versilia, che risale al nonno Palmiro Lari, detto il Vecchia, che si accontentò di un quadro da Carlo Carrà, allora sconosciuto, che non gli poteva saldare l’ombrellone stagionale.

E Nemo che mi racconta una storia fantastica, quasi segreta, quando il Forte si chiamava, nel 1914, “ i magazzini”, una piccola borgata sotto il Capitanato di Pietrasanta, prima che diventasse Comune, costituita solo dal Fortino e da un magazzino, il rimessaggio del marmo, portato a valle dai bovi dalle montagne fino dai tempi di Michelangelo.

E Nemo continua la sua favola di quando il Forte era tutta una palude e l’acqua arrivava dove ora ci sono gli alteri e lussuosi alberghi per i vip russi di passaggio, e di quando Henry Moore era all’Assunta e faceva le bozze e i disegni delle sue immense opere al venticello del tramonto, seduto in riva del mare sui patini in legno, i pattini, come li chiamano qui.

Una famiglia la sua che dal mare ha tratto la sua attività, la pesca, i primi stabilimenti balneari, le cabine di legno tutte uguali, inventandosi una cultura dell’ospitalità, abbinata naturalmente alla cucina, perché qui il pesce è….arte….., e nasce dall’offerta di una cucina sana e genuina, pesce appena pescato, tavole imbandite verso gli ultimi raggi del sole, verso tramonti che sanno di magia, le barche da pesca, estati piene di sole e poi le lunghe sere d’ inverno, segnate dai venti forti delle Libecciate e del Tramontano, i velieri lontani che raccontavano fughe e viaggi, romanzi d’ amore e d’avventura, vele imponenti, fragili come farfalle, storie di marinai, storie di uomini.

E Nemo ti racconta l’ospitalità del Forte di Marmi di allora: i pochi ristoranti sul mare, selettivi, molta discrezione, quasi snobismo, le grandi famiglie italiane, la bicicletta come mezzo per muoversi, nomi come Agnelli e Moratti, Rizzoli, gli Orlando, i Riello e Mondadori, Marconi, Corsini, un “piccolo mondo” dal basso profilo, ormai nei ricordi dei vecchi, le ville delle grandi famiglie di industriali nell’ombra dei pini di Roma Imperiale.

Villa Agnelli che diventerà l’Hotel Augustus, la targa a pochi metri dalla Capannina che recita: “Qui inizia il Principato di Roma Imperiale”, un paese particolare, dove la tenda si chiama capanno e il villino si chiama baiadera, dove, da una vera capanna di pescatore nel 1929 è nata la discoteca più glamour e di classe della Versilia, La Capannina.

Oggi il locale più antico del mondo, nata dalla felice intuizione di un vero signore in zoccoli di legno e il collo della camicia alzato, l’indimenticabile Nevio Frenceschi, locale dove è stato inventato il Negroni e Renato Salvatori riuscì ad ammaliare la colta e raffinata Annie Girardot ed infine il Bagno Assunta, esclusivissimo e discreto, con il suo ristorante sul mare dove, nelle notti d’estate si può ascoltare il fascino del silenzio, ed ognuno di noi si sente un vip, un privilegiato, solo perché “la Paola” cucina con amore uno dei suoi famosi piatti.

Ed oggi, incredibilmente, il “Bagno Assunta” è rimasto immutato, un’isola incontaminata dal lusso dei nouveau riche, dell’armata del rublo, come i “logali” chiamano il turismo russo, turismo che ha preso il posto delle famiglie italiane della buona borghesia e che anima il “nuovo” Forte; ma il Bagno Assunta, con le sue tende e il ristorante sul mare è rimasto selettivo, con la presenza estiva delle sue belle famiglie ospiti da decenni, senza clamori, chiringuiti, mise glam-rock, ma pieno dell’allegria spensierata dei figli e dei nipoti delle nuove generazioni delle famiglie di un tempo.

Il mare, come sosteneva il grande scrittore/marinaio Joseph Conrad, è un’ esperienza che mette alla prova tutti i sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto…….e per Nemo va inserito anche il gusto nell’assunto conradiano: il dono del mare che finisce inesorabilmente sulla tavola.

Questo è un ragazzo cresciuto sul mare, amante del mare, un pescatore, nato e cresciuto in un lembo di terra incastonata tra il mare azzurro della Versilia e la durezza delle Apuane, il profumo del salmastro che si confonde al Libeccio; Nemo vive le sue passioni fra “il Bagno” e la pesca, aspettando settembre, la fisiologica diminuizione del turismo in Versilia, aspetta che riaprano le scuole e finalmente riappropriarsi del suo elemento, il mare, per uscire con il suo “pattino”oppure la sua barca da pesca, buttare le reti al tramonto e andarle a ritirare alle prime luci dell’alba, piene di pesce, guizzante, vivo, nella profondità del blu, gli stridi rauchi di gabbiani, con la luce che penetra nell’acqua, sotto il cielo autunnale livido di pioggia, per ripetere all’infinito la storia di un rapporto intenso dell’uomo con il mare, sempre in bilico tra attese e incontri.

E poi, all’Assunta storie, profumi, sapori incancellabili, sicuramente trasmessi che oggi Lucia ed Anna con la chef Paola Di Lorenzo ripropongono: grande talento, materia prima e la volontà di valorizzare i prodotti del territorio, nella zona che vede la cucina un punto focale della giornata sul mare, il successo di una chef per niente scontato, il paradigma di una cucina semplice, figlia della memoria, i prodotti al centro del piatto, segnati con eleganza da tocchi d’inventiva.

Una cucina eccezionale di cui Paola Di Lorenzo è padrona, una base di cucina classica con la sorpresa di piccole variabili geniali per sapori inattesi: il polpo viareggino con le patate, gli spaghetti con le arselle, piccolissimi moscardini appena nati, le alici appena pescate, crude con la cipolla fresca, l’impepata di cozze, il risotto agli scampi, gli spaghetti alla trabaccolara, la frittura inimitabile di un pesce di paranza appena pescato, gli inediti occhioni e i sugarelli, considerati a torto “pesce povero”, e poi il fantastico Cacciucco, il mare nel piatto.

La chef Paola Di Lorenzo è la testimonianza di come la cucina, interpretata con fantasia, possa trasformare i piatti della tradizione in momenti di emozioni e che la cucina stessa, come l’arte, sia la cultura di un popolo e di come un talento innato per trasformare antichi sapori in nuove e voluttuose emozioni possa emergere in autonomia, al di là di Guide e stampa di settore, a volte penalizzanti, e creare una cucina radicata ai sapori e ai prodotti della Versilia, pesce appena pescato, che ogni giorno fa rivivere la poesia sfiorita della pesca lungo la costa della Versilia, attività nobile e fiera di un passato neppure troppo lontano.

Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta:
cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”,
e non sanno perchè.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
– Charles Baudelaire –

RISTORANTE BAGNO ASSUNTA
LA.MAT BEACH
Via Arenile, 11
55042 Forte dei Marmi – Lucca

 

 

Cristina Vannuzzi

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